«Questo film è un piccolo modo per chiedere scusa a Mia Martini», dice Riccardo Donna, regista di “Io sono Mia”, biopic sulla vita di Domenica Rita Adriana Bertè, in arte Mia Martini, prodotto da Eliseo Fictione in collaborazione con Rai Fiction che sarà in quasi 300 sale dal 14 al 16 gennaio per poi andare in onda a febbraio su Raiuno. Nei panni della cantante scomparsa nel 1995 un’intensa Serena Rossi. «A lei ho dato ogni fibra del mio essere, non mi sono mai risparmiata: ho cantato con la vena gonfia e le unghie infilate nella carne perché era una che cantava con l’anima», ha detto la Rossi. La fiction prende le mosse dal ritorno sulle scene di Mia Martini al Festival di Sanremo 1989 dopo sei anni di silenzio a causa del pregiudizio per la maldicenza che l’additava come una che portava sfortuna. «Ho provato una vagonata di emozioni contrastanti e penso che questo film sia una rivincita che lei si è presa sul mondo contro le cattiverie. Una donna che non si è mai piegata a compromessi dando un grande esempio di dignità e integrità», ha continuato l’attrice la cui interpretazione è stata lodata da Loredana Bertè, sorella di Mia Martini.
«Questo sì che è un omaggio a Mimì. Una Serena Rossi così non me l’aspettavo, Mimì ne sarebbe stata orgogliosa, ne sono convinta», ha detto la Berté ricordando le difficoltà della sorella esclusa per le maldicenze che giravano su di lei. «Molti di quelli che non la volevano sono ancora vivi e lavorano. Per questo io continuo a rifiutare le loro trasmissioni», rivela ricordando che per farla tornare al Festival di Sanremo ci fu un amico «che accettò di sedersi in prima fila perché c’era chi temeva crollasse il teatro». “Io sono Mia” però non è un documentario. «Questo film non vuole essere una biografia, ma il racconto di un’artista e di una donna. Un tributo a una voce unica, emozionante e il racconto della sua grande umanità», ha aggiunto la direttrice di Rai Fiction, Eleonora “Tinny” Andreatta. «È anche il racconto di come il pregiudizio possa essere terribile, dell’esclusione e della violenza su una donna cui questo film restituisce memoria e onore». Una restituzione che si deve a Luca Barbareschi che ha portato il progetto a Rai Fiction insieme alla sua interprete Serena Rossi. «Il valore aggiunto di un’attrice che canta veramente dal vivo è stato fondamentale. E io sapevo che se avrei fatto questo film sarebbe stato con Serena», ha detto Barbareschi.
«Sullo schermo ho rivisto Mimì, il suo modo di muoversi, il suo dolore, la malinconia e anche la sua pazzia perché, tra me e lei, la pazza scatenata era lei. Ma è stata anche la donna che per sottrarsi alla cattiveria è tornata in Calabria a cucire le reti dei pescatori e andare in mare con le lampare». «Una donna – ha aggiunto la Rossi – che ha sempre deciso di testa sua e, quando è stato necessario, ha deciso che era meglio essere reclusa che umiliata. Poi, però, gli arrivò il provino di “Almeno tu nell’universo” e la musica ha preso il sopravvento e l’ha fatta vincere». Tutto questo c’è nella sceneggiatura di Monica Rametta. «Sono fortunata ad avere avuto quest’opportunità che ha richiesto una lunga gestazione necessaria per parlare con tanta gente, tra cui la sua amica Alba Calia. Poi ho messo da parte le parole ascoltate per tirare fuori l’anima del personaggio», ha spiegato la sceneggiatrice. Nel film sono assenti le figure di Ivano Fossati, che è stato l’amore tormentato della vita della Martini, e dell’amico Renato Zero, che non hanno voluto essere citati. «Anche se il nostro personaggio non si chiama Ivano e non è un compositore – conclude Rametta – abbiamo inserito una grande storia d’amore tra due artisti perché ci interessava raccontare la dinamica di questo rapporto».