“Nel terzo trimestre del 2018 il PIL in termini reali dell’area dell’euro è cresciuto dello 0,2 per cento sul periodo precedente, dopo un incremento dello 0,4 per cento nei due trimestri precedenti. I dati più recenti e i risultati delle ultime indagini congiunturali rivelano una dinamica più moderata rispetto alle attese, di riflesso a un minore contributo della domanda estera e a fattori specifici a livello di paese e settore”. E’ quanto si legge nel Bollettino Economico della Banca Centrale Europea.
“Se da un lato alcuni di questi fattori verranno probabilmente meno, dall’altro in prospettiva è comunque possibile attendersi un ritmo di crescita lievemente inferiore. Nel contempo, la domanda interna, coadiuvata anche dall’orientamento di politica monetaria accomandante del Consiglio direttivo, continua a sostenere l’espansione economica nell’area dell’euro – prosegue la Bce -. Il vigore del mercato del lavoro, rispecchiato dai perduranti incrementi dell’occupazione e dall’aumento delle retribuzioni, continua a fornire supporto ai consumi privati”.
“Inoltre, gli investimenti delle imprese beneficiano della domanda interna, delle condizioni di finanziamento favorevoli e del miglioramento dei bilanci. Gli investimenti nell’edilizia residenziale restano robusti. In aggiunta, ci si attende tuttora che l’espansione dell’attività mondiale prosegua, stimolando le esportazioni dell’area dell’euro, seppure in misura inferiore”, si legge ancora nel Bollettino.
“Preoccupa l’ampia deviazione dell’Italia dagli impegni sul debito”
“Il calo del rapporto tra debito e PIL per l’aggregato dell’area dell’euro dovrebbe proseguire. Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre, il rapporto tra debito aggregato delle amministrazioni pubbliche e PIL per l’area dell’euro dovrebbe scendere dall’86,8 per cento del 2017 al 79 per cento nel 2021 – spiega l’Eurotower -. La prospettata riduzione del debito pubblico è sostenuta sia dai differenziali negativi fra tassi di interesse e tassi crescita, sia dagli avanzi primari. I raccordi disavanzo-debito dovrebbero compensare alcuni di questi effetti”.
“Nell’orizzonte di proiezione, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe ridursi o stabilizzarsi sostanzialmente in tutti i paesi dell’area, sebbene in alcuni di questi sia previsto che continui a superare ampiamente il valore di riferimento del 60 per cento del PIL – prosegue la Bce -. Rispetto all’esercizio dello scorso settembre, il calo del rapporto tra debito e PIL per l’aggregato dell’area dell’euro dovrebbe essere lievemente più contenuto a causa del più debole andamento dell’avanzo primario”.
“È necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del PSC. In particolare, nel caso dei paesi con elevati livelli di debito, sono indispensabili ulteriori sforzi di consolidamento per imprimere all’incidenza del debito una solida dinamica discendente, poiché il forte indebitamento rende tali Stati vulnerabili a eventuali futuri episodi di flessione economica o di instabilità dei mercati finanziari. Alla luce di ciò, desta preoccupazione il fatto che la conformità al PSC è più debole nei paesi più vulnerabili agli shock – sottolinea la Banca Centrale Europea -. In effetti, secondo le proiezioni della Commissione europea, la maggior parte dei paesi che non hanno ancora conseguito posizioni di bilancio solide è venuta meno agli impegni assunti nell’ambito del PSC nel 2018 ed è a rischio di mancata conformità anche per il 2019. È particolarmente preoccupante la circostanza che la più ampia deviazione rispetto agli impegni assunti si riscontri in Italia, un paese in cui il rapporto tra debito pubblico e PIL è notevolmente elevato”.