Claudio Baglioni, per la seconda volta alla guida del Festival di Sanremo, non è più “dittatore artistico” ma “dirottatore artistico”. Le innovative scelte dei big del prossimo Festival, in programma dal 5 al 9 febbraio, hanno portato a coniare il suo “nuovo ruolo”.
“In questo caso – spiega in conferenza stampa – il direttore è diventato un ricettore, sono stato molto più in ascolto. Mi stanno insegnando a immergermi nel grande mare della canzone italiana”. Baglioni spiega le scelte effettuate: “Tema comune nei testi è l’essere figli, essere padri, nonni, c’è la necessità di rivolgersi al proprio passato e al proprio futuro, forse perché c’è una vaghezza del presente. Artisti come Nek e Renga, Achille Lauro, non c’è una generazione certa di quello che è. C’è il gioco del tempo che non arriva mai. Ci sono alcune proposte sofisticate. Grande vitalità di Ex Otago, Negrita, una nuova Arisa molto curiosa ed eccentrica, una tradizione con intenzioni portate avanti da Anna Tatangelo, argomenti che spaziano di alcune canzoni d’amore che si scrivono da sempre ma con un linguaggio attuale. Sento prepotente una comunanza del suono, nei diversi stili di fare canzone nella forma più consueta”.
Sarà davvero un Festival speciale. “Il numero 69 come edizione dà un’idea di ribaltamento. Rivoluzione è quella parola che fa tutto il giro del cerchio. Sono qua perché sono il ‘dirottatore artistico’, stiamo prendendo questa barca portandola un po’ da un’altra parte”. Il secondo Festival di Baglioni sta assumendo contorni particolari. “Questa storia è diventata veramente una piccola missione. Avevo detto che il Festival dovrebbe durare almeno due settimane. Questa settimana aggiuntiva è un esperimento. Anch’io mi unisco all’applauso a Baudo e Rovazzi, che è una sorta di figura ormai mitologica”. Baglioni elogia la musica pop: “E’ l’unica in evoluzione, tutte le altre creano un mantenimento di loro stesse, sono museali. Non è stato facile per la commissione esaminatrice, nell’insieme sono state ascoltate 1.549 proposte. I 24 finalisti mi sembrano abbiano portato un notevole standard qualitativo”. Poi, spiega l’intera struttura: “Il fatto di avere spacchettato i due Festival ci ha permesso di guardare a Sanremo quando è nato. Quando mi è stato chiesto di rifare il Festival, ho pensato alla parola bis. Era rifare il Festival, un Festival locomotiva, un’operazione di avanguardia. Era giusto non ritirarmi dopo il successo dell’anno scorso, poteva sembrava una botta di culo”.
Il Festival di Sanremo 2019 ha un altro aspetto: “Faremo concorso, celebrazione della musica italiana, presentazione progetti musicali e una festa generale. Io non ho grande timore per il fatto che ci sia un cast meno televisivo. Credo che potremo fare bene dal punto di vista della popolarità”. Gianni Morandi, Claudio Bisio, Vanessa Incontrada e Virginia Raffaele presenteranno il Festival di Sanremo? “Non smentisco – afferma – perché con tutti e quattro ho intrattenuto rapporti e sono interessati a una possibile presenza. Non sono neanche sicuro di me stesso, tra le mie facoltà c’è poter decidere di ingombrare il palco dell’Ariston. Ci sono cose in divenire, tutti quattro i nomi sono fantastici, magari ci potrebbero essere anche tutti”. Durante il Festival ci saranno sicuramente Pippo Baudo e Favio Rovazzi, dopo l’exploit della strana coppia a Sanremo giovani.
Baglioni conferma di puntare tutto sulla musica di casa nostra: “E’ il Festival della canzone italiana. In passato c’è stata la possibilità di avere superospiti, poi gli ospiti stranieri. Già l’anno scorso avevo detto di preferire un Festival popolare-nazionale. Se gli stranieri devono farci visita devono rispettare il luogo che li ascolta. Non escludo che ci siano ospiti stranieri, ma vorrei marcare il territorio. Mi piace l’idea che a Sanremo si canti o canticchi italiano”.