Si chiama M.I.N.O.R.E. (Monitoraggi Idrici Non Obbligatori a livello Regionale) e si occupa del monitoraggio delle acque pugliesi. Il progetto della Asl di Lecce E diventato sistema regionale grazie al finanziamento della Regione è stato promosso a buona pratica internazionale nel programma Gems delle Nazioni Unite. La presentazione nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede della presidenza della Regione e alla quale hanno partecipato anche il presidente di AQP, Simeone Di Cagno Abbrescia, l’assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini e la coordinatrice europea del programma di monitoraggio acque delle Nazioni Unite, professoressa Debora Chapman dell’Università di Cork. “La qualità dell’acqua – ha detto Chapman – è importante per tutti. Vedere un progetto come questo che coinvolge molte istituzioni – ha continuato – è assolutamente importante e avrà sicuramente un futuro per la protezione sia della salute, sia per gli aspetti sociali e ambientali. Il programma GEMS delle Nazioni Unite – ha spiegato – prova a incoraggiare tutte le nazioni anche livelli regionali a monitorare e proteggere la qualità delle loro acque. Abbiamo punti focali a livello nazionale che collaborano con il progetto GEMS e poi abbiamo dei punti di riferimento per il progetto di collaborazione come sarà il MINORE che diventerà – ha concluso – un progetto di collaborazione all’interno del programma GEMS di monitoraggio delle Delle Nazioni Unite”.
Ideatore del progetto MINORE è Giovanni De Filippis, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl diLecce. “Il progetto M.I.N.O.R.E. – ha spiegato – è un tentativo di offrire alla popolazione e ai decisori politici maggiori informazioni sulle condizioni della falda profonda del Salento che è nota per quanto riguarda l’attività di captazione dell’acquedotto pugliese, che però – ha spiegato – si limita a 104 pozzi ben controllati con risultati tranquillizzanti sulla qualità dell’acqua, ma è molto o per per niente conosciuta per i restanti 80.000 pozzi che vengono scavati e utilizzati in modo autorizzato per un terzo e per il resto in modo abusivo. In quei casi – ha spiegato – viene attimta acqua e non si conoscono le condizioni dell’acqua che potrebbe essere inquinata da una serie di fattori di rischio legati all’antropizzazione del territorio industria, allevamenti, attività criminose. L’obiettivo – ha concluso – è quello di avere maggiori informazioni e fare analisi che oggi non vengono fatte sulle acque per l’autorizzazione di questi pozzi e fare una campagna d’informazione, di comunicazione alla popolazione per il corretto uso della risorsa per evitare sprechi”. “Tutte queste attività – ha detto il presidente di AQP Di Cagno Abbrescia – servono a preservare e a dare un ulteriore contributo alla tutela delle acque”.
“L’importanza del progetto – ha spiegato l’assessore Giannini – deriva dal fatto che la salvaguardia delle acque sotterranee preserva la salute della popolazione e salvaguarda l’ambiente. Per la Puglia è ancora più importante – ha continuato – perché il fenomeno di salinizzazione delle falde è ad uno stadio molto avanzato. Il prelievo delle acque di falda da parte del comparto agricolo – ha sottolineato Giannini – è sproporzionato rispetto alle disponibilità di acqua delle falde, per questo abbiamo promosso il riutilizzo dei reflui affinati per fini irrigui in agricoltura per usi civili, e per usi industriali. Il che comporta come conseguenza – ha concluso – la ricarica delle falde e la salvaguardia di questo bene assolutamente essenziale e fondamentale per la comunità”.