Una storia di settant’anni fa, quando gli emiliani accolsero i bambini napoletani dopo la guerra, al centro della mostra documentaria dal titolo “Accogliere”, organizzata in collaborazione con l’Istituto della Storia della Resistenza campana, l’Istituto Storico di Modena, con il patrocinio del Consiglio regionale della Campania, della Regione Emilia Romagna, del Comune di Napoli, presentata oggi pomeriggio nell’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli.
“Una mostra molto bella”, il commento di Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania. “Il tema dell’accoglienza -aggiunge- è più attuale che mai, vediamo quanti bambini muoiono nel mar Mediterraneo, quanti bimbi soli arrivano nel nostro Paese da tante parti del mondo che soffrono la fame, la povertà. E’ un momento di grande preoccupazione perchè noi abbiamo il dovere soprattutto per l’infanzia di tenere alto il sentimento dell’accoglienza, della solidarietà. Capisco il disagio che viviamo nel nostro Paese, la povertà che c’è anche qui, ma mi preoccupa molto che si scelgono di alzare i muri, con una società che si chiude in se stessa, tra l’altro – riflette D’Amelio – siamo un Paese, una regione, che invecchia, e il rischio è di rimanere chiusi nel proprio egoismo”.
“Come presidente del Consiglio regionale, e come coordinatrice di tutti i Consigli d’Italia, con i Garanti per l’infanzia delle altre Regioni e con il Garante nazionale avevamo avuto anche il compito di lavorare perchè ci fossero famiglie formate per l’accoglienza dei bambini senza genitori che arrivassero da noi; avevamo fatto un lavoro interessante che in questi giorni vede un certo arretramento e questo mi preoccupa molto”. Per Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, “rileggere queste storie davvero ci fa ragionare su cosa ci è successo in questi 70 anni. Oggi invece ci voltiamo dall’altra parte, siamo indifferenti e addirittura facciamo finta che non muoiano più di 30mila persone nei nostri mari, e tra questi centinaia e centinaia di bambini. Credo che ricordare questa storia, come tutto ciò che è il lavoro della memoria, è importante anche per l’oggi, per interpretare meglio l’attualità, e costruire meglio il nostro futuro”.
Metella Montanari, direttore dell’Istituto Storico di Modena, aggiunge: “Crediamo che il valore dell’accoglienza, pur all’interno delle differenze dei diversi periodi storici, debba essere un valore che debba rimanere fermo nelle nostre comunità. Per questo motivo l’Istituto Storico di Modena e il Comune hanno voluto accogliere questo progetto di ricerca tra Modena e Napoli a 70 anni di distanza”. Massimiliano Amato, direttore della rivista Infiniti Mondi che organizza la mostra, (visibile fino a sabato 15 dicembre), dice: “Abbiamo scelto per questa mostra un verbo, ‘accogliere’, un verbo quanto mai attuale. La storia di 70 anni fa – prosegue – è la storia dei famosi treni della felicità, che portarono circa 10mila bambini da Napoli, città messa in ginocchio dalla guerra, al nord, nel triangolo Bologna-Modena-Reggio Emilia, grazie alla bella politica, perchè di questa operazione si incaricò la politica, che in quel momento era peraltro impegnata nell”opera di ricostruzione democratica. I partiti della sinistra, i sindacati, le associazioni civiche, un gruppo di intellettuali capeggiati da Gaetano Macchiaroli, tutti insieme organizzarono questi treni della felicità, che portarono i bambini di Napoli, i famosi scugnizzi, verso condizioni di vita più accettabili”.