“Mi piacerebbe molto. Forse qui ci sono le caratteristiche adatte a un progetto simile”. Così, in un’intervista a Walter Veltroni sulla Gazzetta dello Sport, Carlo Ancelotti risponde alla domanda se pensa sia immaginabile a Napoli portare avanti l’idea del manager che resta per diversi anni come è per esempio nel calcio inglese. “Di Napoli mi piacciono tante cose. Ovviamente il paesaggio e la luce. Il golfo di Napoli, con Capri di fronte. Il Vesuvio: ti svegli la mattina e hai questa fotografia emozionante davanti. Poi che ha Napoli? La gente è molto disponibile. Il napoletano non si prende troppo sul serio. E’ gente allegra, disponibile, aperta” ha spiegato Ancelottio sul suo rapporto con la città partenopea che lo ha subito amato. La sua “uscita” di qualche settimana fa sulla sospensione delle gare in caso di insulti dagli spalti ha fatto parlare e discutere molto, il tecnico del Napoli è sempre più convinto che la strada per provare a cambiare la mentalità sia quella.
“Io non voglio fare un discorso solo sul Napoli, ovviamente. Voglio parlare degli stadi italiani e della lotta contro ogni intolleranza. Una cosa sono i cori e gli striscioni divertenti, altro le manifestazioni di odio e la demonizzazione di città, colori della pelle, appartenenze etniche o religiose. E’ un malcostume che deve finire. Credo che anche il presidente della Federazione sia sensibile a questo, gli arbitri sono sensibili, ci sono delle regole che gli organi competenti devono far rispettare. Se ci sono quei cori si devono attuare delle procedure: la segnalazione del capitano all’arbitro, l’annuncio con gli altoparlanti e, se nulla serve, la sospensione della partita. Serve far capire che si fa sul serio, che non si finge di essere sordi». Ancelotti parla delle possibilità della sua squadra, del dove può arrivare. “Non lo sappiamo, secondo me questa squadra ha tante potenzialità e lo ha dimostrato nel girone di Champions, che era difficilissimo. Siamo cresciuti molto in personalità, convinzione, perché queste partite aiutano a crescere. Siamo una squadra che non può giocare a basso ritmo. Per riuscire dobbiamo lavorare sempre a ritmo alto».
La Juve, però, secondo il tecnico emiliano, non è inarrivabile. “La Juve è molto forte, molto continua, però inarrivabile no. Nella mia esperienza di calcio non ho ancora trovato squadre imbattibili. Certo, per stare al passo con la Juve, devi fare miracoli”. Ancelotti ritorna sulla sconfitta di Perugia quando perse lo scudetto alla guida della Juventus (“Un colpo duro. Soprattutto perché poteva essere la prima vittoria e invece da lì è iniziata l’etichetta di eterno secondo”, poi smentita), elogia Sacchi (“ha innovato non solo il gioco, portando il pressing, ma soprattutto l’organizzazione, la metodologia del lavoro”), parla dello stress come di una “risorsa, se gestito” e di come il suo primo allenatore Liedholm fosse “l’opposto dello stress”, torna sull’unica esperienza negativa in carriera (“Al Bayern è stato un scontro di filosofie. La società non aveva intenzione di modificare la struttura, la loro filosofia di lavoro e di promuovere un cambio generazionale dei giocatori, cosa che ora stanno facendo”) e infine conferma che adesso non si vede in Nazionale, ma in futuro chissà. “Oggi no. Ho avuto la possibilità mesi orsono, ho parlato anche con la Figc. Ma ho detto loro che avevo voglia di allenare una squadra di club. A me piace stare qui tutti i giorni. Non mi piace allenare tre volte al mese”.
(ITALPRESS).
ANCELOTTI “NAPOLI POSTO GIUSTO PER STARE A LUNGO”
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