La stima completa dei conti economici trimestrali indica per il terzo trimestre una diminuzione congiunturale del Pil dello 0,1%, con una lieve revisione al ribasso rispetto alla valutazione preliminare (che stimava una variazione nulla). Si tratta, osserva l’Istat, del primo calo dell’attività economica dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri. La flessione, che segue una fase di progressivo rallentamento della crescita, è dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre l’incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera. Il PIl è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017.
La stima della variazione congiunturale del Pil diffusa il 30 ottobre scorso, era risultata nulla mentre quella tendenziale era pari a +0,8%. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano diminuzioni, con una riduzione dello 0,1% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente dello 0,8% e dell’1,1%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni sociali private e per la spesa delle Amministrazioni Pubbliche e negativo per 0,2 punti percentuali per gli investimenti fissi lordi. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si registra un andamento congiunturale positivo soltanto per il valore aggiunto dell’agricoltura, cresciuto dell’1,6%, mentre quelli dell’industria e dei servizi sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2%.