Un’avversaria in meno per Milano/Cortina. Il referendum promosso dalla città di Calgary sulla candidatura ai Giochi Invernali del 2026 ha registrato la vittoria del no: 56,4% i voti contrari, 43,6% quelli a favore secondo i risultati, non ancora ufficiali, pubblicati dall’amministrazione locale. A questo punto si va verso il ritiro della candidatura, con Milano/Cortina e Stoccolma che rimarrebbero le uniche città ancora in corsa.
Il Comitato olimpico canadese si è già detto “deluso” dal risultato: “l’opportunità di accogliere il mondo intero nel nostro Paese, far vivere alla gente il potere unificante dei Giochi, una cultura di pace e inclusione, avrebbe offerto innumerevoli benefici a tutti”. Anche Mary Moran, direttore generale del Comitato promotore, ammette la sconfitta: “credo davvero che fosse l’opportunità migliore per unire la nostra comunità attorno a una nuova visione di speranza e fiducia e lasciare un’eredità destinata a durare nel tempo, ispirata dai migliori atleti degli sport invernali. Ora dobbiamo far tesoro di quello che abbiamo imparato e chiederci ancora: quale sarà il nostro prossimo grande sogno, il prossimo grande progetto che possa ispirarci?”.
Calgary diventa suo malgrado la nona candidatura olimpica di fila a incassare il no in un referendum: l’ultima vittoria del sì risale al 2012, a Oslo, costretta poi comunque a ritirarsi. Secondo “Inside the Games”, a pesare sul flop del referendum due fattori: la preoccupazione sui costi e una presunta mancanza di trasparenza da parte del Comitato promotore su alcuni dettagli chiave. Lo scorso settembre Calgary 2026 aveva stimato in 3,5 miliardi di euro il budget per ospitare i Giochi Invernali – già organizzati nel 1988 – e già a fine ottobre la candidatura stava per capitolare prima che venisse raggiunto un accordo in extremis fra il governo federale e quello regionale perchè prendessero in considerazione una proposta di finanziamento: l’intesa impegnava i due governi a fare la propria parte perchè si arrivi a un budget complessivo – sul fronte dei fondi pubblici – di 1,9 miliardi di euro.
Il voto del referendum non è formalmente vincolante e l’ultima parola spetterà al Consiglio comunale. Ma il ritiro della candidatura appare scontato visto che il governo federale e quello provinciale avevano posto come condizione per mettere a disposizione le proprie risorse la vittoria del sì.
“A maggior ragione di fronte a questa notizia dobbiamo lavorare, progettare, fare squadra come se avessimo mille competitors. Guai abbassare la guardia – commenta il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – A questo punto dobbiamo sostenere la candidatura Milano-Cortina con ancora più tensione e determinazione di prima, a cominciare dall’andare a Tokio ancora più forti e convinti delle qualità della nostra proposta. Sarebbe un errore calare la tensione per un possibile avversario in meno, perché non si vince adesso, ma il giorno dell’assegnazione ufficiale da parte del Cio. Ce la dobbiamo fare – conclude Zaia – e allora non c’è che mettersi pancia a terra e lavorare, uniti e forti come sinora”.