IL TNA SQUALIFICA MAGNINI PER QUATTRO ANNI

Quattro anni di squalifica per Filippo Magnini. Questa la sentenza della prima sezione del Tribunale nazionale antidoping di Nado Italia. L’ex nuotatore, due volte campione del mondo nei 100 metri stile libero, è stato ritenuto colpevole di aver violato l’articolo 2.2 del codice dell’Agenzia mondiale antidoping (Uso o tentato uso di sostanze dopanti). La procura aveva chiesto otto anni di squalifica. La prima sezione del Tna ha squalificato per quattro anni anche Michele Santucci per la violazione dello stesso articolo del codice Wada. “Una cosa mi fa ridere, anzi mi fa rabbia: la procura dice di pensare che noi abbiamo pensato di fare qualcosa, anche se poi non lo abbiamo fatto. È un processo alle intenzioni e non mi sarei mai immaginato una cosa del genere: sono incazzato nero – il commento a caldo dell’ex fuoriclasse pesarese – Se vogliamo guardare gli aspetti positivi, visto che sono sempre stato un atleta ottimista, oggi usciamo da qui con la certezza che non si può dire né scrivere che Magnini si sia dopato. Perché sui tre capi di accusa due sono spariti – ha sottolineato Magnini, lasciando gli uffici del Tna allo stadio Olimpico di Roma – Qualunque persona che ha un po’ di cervello capisce che io non posso aver convinto una persona di trenta anni come Michele (Santucci, anche lui squalificato per quattro anni, ndr) a fare delle cose”. Magnini se l’è presa anche per l’entità della squalifica. “Quattro anni? Io mi sarei arrabbiato anche per un giorno. Quattro anni fa ridere perché viene fuori da niente – ha osservato l’ex nuotatore – Abbiamo esempi di atleti che hanno preso due mesi dopo essere stati trovati positivi, altri che hanno preso due anni da recidivi. Noi abbiamo più o meno 200 controlli nazionali e internazionali tutti a posto, e forse anche di più: quattro anni mi sembra esagerato. Non dico di fare come  negli altri Paesi, dove per una cosa del genere ti avrebbero dato una pacca sulla spalla, ma noi non abbiamo neanche fatto il tentativo. Nessuno ha mai pensato a questo. Io e Michele abbiamo fatto un record insieme: siamo gli unici atleti non positivi che vengono squalificati”. “Mi rivedo molto in una frase importante e bella di Cristiano Ronaldo, accusato di stupro – ha proseguito Magnini – Io come lui sono un esempio nello sport e nella vita: ho una bellissima famiglia, ho una ragazza che amo e mi segue in tutto, sono in salute e ho sempre avuto un sorriso per tutti, quindi sinceramente di quello che dice certa gente non mi interessa minimamente”. “Farò appello perché finché non sono morto non posso accettare una cosa del genere – incalza l’ex capitano dell’Italnuoto – Spero ci sia onestà, è ancora lunga: è come nei 100 metri dove sono diventato campione del mondo per due volte, oggi siamo ai 50 metri e io ho sempre vinte negli ultimi 10 metri. Nel giorno del processo il procuratore Laviani concluse l’arringa alzandosi in piedi, sbattendo i pugni sul tavolo e dicendomi: questa è diventata una faccenda personale. Fossi il Coni mi arrabbierei parecchio nel sapere che un procuratore, al quale è stato dato pieno potere, possa agire con queste parole senza alcuna ripercussione. È una cosa molto grave, l’indagine non è stata fatta per cercare la verità”. Per l’ex fidanzato di Federica Pellegrini, “ci sono state molte irregolarità nel processo. Abbiamo prove di cose accadute molto gravi e le diremo nelle sedi giuste. Sono molto deluso da questa giustizia sportiva che non chiamo nemmeno più così”. “Perché è successo? Ho pensato di tutto, anche che il mio movimento ‘I’m doping free’ possa aver dato fastidio a qualcuno o che io potessi essere una pedina per colpire qualcuno più importante. Se i trenta anni dati al medico Porcellini possano aver portato il mio processo su questa strada? Forse è tutto uno schema, ma mi chiedo quale sia il motivo. È una persecuzione, un  accanimento nei miei confronti: la legge non può essere una cosa personale, non si giudica così. Al mio amico Mornati sono state fatte saltare le Olimpiadi di Rio e poi poco tempo fa ho avuto ragione dalla giustizia ordinaria: così è un po’ troppo facile. Probabile scriverò un libro su questa vicenda – ha concluso Magnini – intanto dico agli atleti, al Coni e alle federazioni: state attenti, fate qualcosa perché io ho avuto paura”. “La Federnuoto esprime fiducia negli organi preposti a prevenire, combattere e perseguire il doping. Il percorso giudiziale che coinvolge Filippo Magnini e Michele Santucci ha espresso solo il primo verdetto e potrebbe proseguire. Pertanto la Federnuoto chiede il massimo rispetto nei confronti degli atleti, auspicando che riescano a dimostrare la loro estraneità alla vicenda in ulteriori sedi”. Così, in una nota, la Fin circa la squalifica di quattro anni inflitta a Magnini e Santucci dal Tna di Nado Italia. La Federnuoto ricorda altresì “come Magnini sia stato – nel corso della sua straordinaria carriera – un esempio per tutto il movimento, nonché uomo simbolo dello sport italiano e della lotta al doping. Si coglie l’occasione per ribadire l’impegno della Federazione Italiana Nuoto per affermare e tutelare lo sport pulito e nel trasmettere i principi di lealtà e probità, condivisione, aggregazione e integrazione nel nostro Paese che conta oltre 5.000.000 di praticanti”.
(ITALPRESS).

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