RIFIUTI, SVOLTA NELLA GESTIONE A PALERMO

Sicuramente non difetta di iniziativa il presidente della Rap, Giuseppe Norata. Chiamato a gestire la società che si occupa di igiene ambientale a Palermo ad inizio di agosto – “l’insediamento è avvenuto il sei alle 18, il giorno dopo alle otto ero in riunione con i dirigenti”, ed “ho trovato una società triste e poco motivata” -, lo si potrebbe incontrare per le strade del capoluogo siciliano alle prime luci dell’alba che controlla personalmente, accompagnato dai vigili urbani, i cassonetti della raccolta differenziata. Per capire chi sbaglia e chi no.

“Non mi fermo di fronte alle indicazioni delle mansioni di un dirigente o di un amministratore, io ficco il naso dappertutto. Non mi fido di nessuno e voglio toccare con mano”, spiega nel corso di un forum all’Agenzia di Stampa ITALPRESS. Il compito è arduo: riuscire ad aumentare la raccolta differenziata in città portandola dall’attuale 16,8% al 30% “entro dicembre”, dice: “Una scommessa. Altrimenti io che cosa ci sto a fare qui?”.

Alcuni numeri prima di tutto: attualmente il perimetro della raccolta differenziata porta a porta in città raccoglie 260 mila abitanti “ma il rifiuto che intercettiamo è riconducibile pressappoco al 40% della popolazione”, ovvero sono circa 100 mila i palermitani che si impegnano nel differenziare i rifiuti. Il resto viene portato ai margini dell’area di raccolta differenziata con circa 1.200 tonnellate di rifiuti che vengono ancora raccolti in città.

Ecco perchè, secondo Norata “bisogna eliminare le situazioni di criticità portando la differenziata a tutta la città”. Ma partendo dal presupposto che “a rifiuti zero non si potrà mai arrivare – continua Norata -, non tutto quello che viene nella raccolta differenziata va a recupero della materia”. Entro l’anno saranno aperti due centri comunali di raccolta in Viale dei Picciotti e in Piazza della Pace, altri sei nel primo semestre del 2019. “Saranno otto in tutto, uno in ogni circoscrizione, anche se credo che siano ancora pochi”, spiega Norata.

Quindi il tema della discarica di Bellolampo: “Sfatiamo il mito che sia una bomba ecologica. Bellolampo è un sito che tratta rifiuti ma per essere un luogo dove si trattano rifiuti è un luogo sicuro dal punto di vista ambientale. Non c’è un solo centilitro di percolato che va fuori dai contenitori. E questo avviene sempre. Le vasche vengono gestite con sicurezza”.

“Dopo l’incendio del 2012 – sottolinea Norata – c’è stata una svolta con un cambio di passo e Bellolampo è stato messo in sicurezza: anche le vecchie vasche che sono state gestite da Rap in maniera corretta, anche quelle che erano di pertinenza di Amia”. Vasche che continueranno ad essere gestite fino alla fine di ottobre, secondo quanto prevedono gli accordi con la curatela fallimentare.

A novembre la gestione di Rap scadrà dopo una proroga di un mese, a settembre, “ho dato la mia disponibilità a proseguire – spiega Norata -, ma ci deve essere un sostegno economico”. Attualmente, infatti, la gestione del post mortem costa alle casse della società 3,5 milioni di euro all’anno.

Per il futuro Norata vede Bellolampo come “un polo tecnologico complesso e avanzato che ci consenta di trattare tutte le tipologie di rifiuti”. E per questo vuole puntare sull’impianto di compostaggio che oggi raccoglie l’organico della città di Palermo e di cinque comuni della provincia.

“Mensilmente la fattura era di circa 75 mila euro al mese per il conferimento altrove – spiega Norata – e solo il trasporto costava da 30 a 45 euro a tonnellata. Adesso, in un anno arriveremo a risparmiare fino ad un milione di euro”. Ed entro fine novembre, Norata attende l’autorizzazione per avviare l’impianto fotovoltaico che è stato realizzato sul tetto dell’impianto di Tmb, “potrebbe permetterci di dimezzare la bolletta energetica che attualmente è di circa 60 mila euro al mese”.

Infine, l’adeguamento dell’impianto Ibi che tratta il percolato già presente a Bellolampo, che permetterebbe di smaltire direttamente una quota dei liquidi prodotti dalla discarica, per un totale di circa 45 mila metri cubi all’anno. “Con un investimento di circa 600 mila euro e un costo di gestione di un milione di euro all’anno potremmo risparmiare circa 2,5 milioni”.

 

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