L’Europa si dà battaglia su numeri e percentuali: da qui comincia la sfida per il futuro a medio termine per l’ambiente e la salute dei cittadini europei, ma anche sul futuro dell’industria europea. A Strasburgo l’Europarlamento riunito in plenaria si è espresso sul testo licenziato dalla Commissione per l’Ambiente che aveva visto al rialzo la proposta della Commissione europea, “correggendola” secondo parametri più ambiziosi entro il 2030, con l’obbligo per le case automobiliste di ridurre le emissioni di CO2 delle nuove auto del 45%, contro il 30% proposto dalla Commissione. E la plenaria ha fatto solo un leggero passo indietro attestandosi al 40% entro il 2030, approvato dai Deputati non senza divisioni, visti i soli 389 voti a favore, a fronte di 239 contrari e 41 astenuti.
“Ho votato contro il provvedimento, perché ritengo il livello di ambizione troppo elevato. Occorre certamente intervenire sulle emissioni dei mezzi su strada attuando una politica volta alla transizione ai veicoli ad emissioni zero, ma essa deve avvenire in modo graduale. Serve una politica in grado di tutelare la salute del pianeta e dei cittadini, con strategie mirate di adeguamento e riconversione ma senza strappi e interventi drastici, solo così saremo capaci di centrare gli obiettivi ambientali evitando al contempo di danneggiare fortemente l’industria automobilistica – che da sola rappresenta 12 milioni di posti di lavoro – e colpire quindi i livelli occupazionali, già messi a dura prova dalla crisi”, commenta l’eurodeputato Giovanni La Via, di fatto esprimendo il convincimento sulla linea adottata dal suo gruppo, il Ppe, che invece aveva presentato un emendamento di compromesso volto a portare la soglia delle quote di emissioni al 35% entro il 2030.
“Una posizione comunque ambiziosa, perché superiore alla proposta dell’esecutivo, ma equilibrata, che sconfessa la contrapposizione ambiente-sviluppo, cavallo di battaglia di chi oggi ha rappresentato la maggioranza, irrigidita su posizioni che se portano vantaggi da una parte, creano disastri dall’altra”, commenta La Via. Il settore dei trasporti incide sensibilmente sull’inquinamento ambientale, e dal 90 ad oggi è in costante aumento. “L’Europa – spiega La Via – incide per il 10%, ed esporta per 34 miliardi di euro, dati che devono indurre ad una seria riflessione”. E conclude, “Sono certo che durante i negoziati con il Consiglio ci sarà margine per optare per scelte coraggiose e responsabili, mantenendo posizioni equilibrate, a tutela della salute, dei cittadini, dei lavoratori e dell’industria. Un esercizio non facile, ma a cui siamo chiamati ad esprimerci entro la fine della legislatura”.