PROGETTO ACCOGLIENZA DONNE MIGRANTI

“A Milano non ci devono più essere bambini che muoiono di fame e alle donne che arrivano da esperienze traumatiche non possiamo aggiungere al disagio l’isolamento e l’emarginazione. Quindi, accanto ai bambini che fanno la fame, assistere anche queste persone in condizioni drammatiche, è una priorità”. Lo sostiene il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, durante la presentazione del progetto ‘Un viaggio per la libertà’, per l’accoglienza delle donne migranti e richiedenti asilo, fortemente voluto da CADMI, sul territorio della Città Metropolitana di Milano, in collaborazione con la Prefettura meneghina, per il quale Fondazione Cariplo ha stanziato un contributo economico di 100.000 euro.
“Noi lombardi siamo generosi e solidali quando c’è un problema sociale e questa iniziativa ha toccato la nostra sensibilità: diamo una mano a chi sta peggio”, continua Guzzetti. “I tempi per arrivare alla realizzazione di questo progetto sono stati relativamente brevi, 2 mesi e mezzo. Milano è una città accogliente, mi sono sentita parte di una comunità, mi sono sentita accolta e supportata nelle scelte” davanti “alla gestione, in 2 anni che sono qui, di situazioni complicatissime”, ricorda il prefetto di Milano Luciana Lamorgese.

“Ho proposto a Guzzetti questo progetto, sapendo della sua sensibilità e di quella della Fondazione sulle iniziative sociali. Mi ha dato subito la sua disponibilità ed è partito l’iter: vogliamo dare supporto a chi fugge dai Paese dove ci sono guerra, fame, violenza e Milano è un’eccellenza, nel panorama italiano, in termini di accoglienza e integrazione. Dobbiamo fare sentire queste persone parte di una società e, per farlo, ci vuole un supporto. Quello che qui funziona è la coesione tra tutte le istituzioni. Il segnale che diamo è quella dell’unità di intenti, delle istituzioni vicine, sia al pubblico che ai privati, per portare avanti progetti per la collettività esistente e che si sta formando”, sostiene Lamorgese. ‘Un viaggio per la libertà’ “è un progetto collettivo che nasce dalla nostra lunga esperienza con donne che hanno subito violenza e sono state private di tutto e ha la finalità di affiancare e sostenere donne migranti richiedenti asilo per l’autonomia. Se non camminano sulle loro gambe sono destinate a tornare alla prostituzione o allo sfruttamento lavorativo”, sostiene la presidente della Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate (CADMI) Manuela Ulivi.

Il progetto, che inizierà il prossimo ottobre, avrà una durata di 3 anni e ha, come obiettivi, quello di offrire ospitalità in una struttura, messa a disposizione da Trust in nome della Donna, in comodato gratuito, con una capacità fino a 12 posti, con spazi comuni per la cucina, l’area socializzante e l’area benessere; aiutare donne che hanno subito violenze inimmaginabili, a elaborare il trauma, “a rielaborare la loro storia e darle un senso per non sentirsi solo vittime”, in un percorso di “empowerment personale”, sottolinea Ulivi, ad acquisire strumenti di autotutela, a cercare lavoro e una casa propria, nell’ottica di raggiungere 3 autonomie fondamentali: emotiva, economica e abitativa. Inoltre, sarà aperto anche uno sportello dedicato all’accoglienza di donne segnalate e con l’UNHCR ci saranno corso di formazione reciproci tra operatori. “Ci sarà uno scambio di competenze, perché c’è una condizione di genere specifica, le donne che arrivano hanno subito violenze, stupri e sono dipendenti”, precisa Ulivi. Alle ‘ospiti’ della struttura verrà offerta anche una formazione di cultura di base compresi corso di lingua italiana è una formazione professionale. Oltre al supporto economico di Fondazione Cariplo il progetto si avvale della donazione sostanziosa da parte di una madre e delle sue 3 figlie che non hanno voluto rimanere anonime.

“Milano è una città speciale che integra chiunque e i progetti concreti hanno la possibilità di essere realizzati”, afferma Ulivi.

“Questo è un paradigma metodologico molto interessante: dei privati, il Trust in nome della Donna e Fondazione Cariplo si fidano di CDMI, punto di riferimento culturale contro la violenza sulle donne e per il rispetto delle donne, che vuole usare la sua esperienza trentennale per una sofferenza indicibile, per una nuova corriera; la prefettura, un’istituzione vissuta come qualcosa di distante negli ultimi mesi ha dimostrato umanità nelle sue azioni diventando un paradigma per le istituzioni: questo è il coraggio di fare, dire, agire”, interviene il vicesindaco della Città Metropolitana di Milano Arianna Censi, ricordando che le donne ospitate potranno stare con i propri figli, “tramite per la rinascita”, perché “la costruzione della cultura di autonomia di queste donne è l’occasione per la costruzione della cultura di questo Paese”, aggiunge.

“Dobbiamo andare avanti in una direzione che è propria della tradizione milanese e che ha avuto un ulteriore impulso in questi anni, con progetti significativi per la lotta agli abusi sulle donne e di sostegno alla loro autonomia e per promuovere la cultura dell’accoglienza. Mettere insieme esperienze diverse è una nuova scommessa in questa direzione e il Comune vuole esserci per una nuova opportunità di sostengo, accoglienza, rigenerazione di vita positiva. Accoglienza, sostegno e promozione per noi sono importantissime e la presenza di CADMI assicura l’appropriatezza dell’intervento”, conclude l’assessore alle Politiche sociale del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]