VENEZIA, ALESSANDRO BORGHI E’ STEFANO CUCCHI

Duetta idealmente con l’apertura ufficiale affidata al già polemico Michele Riondino, quella scelta da Alberto Barbera per il concorso Orizzonti: in scena (come l’anno scorso con “Nico, 1988”) c’è il cinema italiano e a rappresentarlo, come protagonista di “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, è uno dei suoi volti giovani più significativi, quello di Alessandro Borghi, che un anno fa era chiamato a tagliare il nastro della serata inaugurale, nel ruolo quest’anno affidato a Riondino. Considerando che l’attore tarantino, notoriamente impegnato sul piano civile, non ha mancato già alla vigilia di polemizzare con Salvini e altri esponenti del governo, e che “Sulla mia pelle” è dedicato alla tragica morte di Stefano Cucchi, si tratta per la Mostra veneziana di un esordio fiammeggiante sotto il profilo politico. Vedremo cosa ne verrà fuori, intanto registriamo per il cinema civile italiano un nuovo film duro e preciso, che ricostruisce fedelmente la settimana di calvario che portò alla morte di Cucchi mentre era nelle mani della giustizia italiana, incarcerato per possesso di sostanze stupefacenti. Diretto con determinazione dal quasi esordiente Cremonini, “Sulla mia pelle” si basa prevalentemente sulla performance di un Alessandro Borghi che si trasforma fisicamente per incarnare il corpo quasi cristologico di Cucchi, dando respiro e autenticità a quelle immagini da obitorio che abbiamo tragicamente imparato a conoscere. Seguendo una scansione cronachistica degli eventi che hanno portato all’arresto e alla morte di Cucchi dopo esser stato pestato mentre era in stato di fermo, “Sulla mia pelle” costruisce un ritratto capace di far indignare e di porre domande. Senza risparmiare nulla della verità della vittima, di cui non viene offerta certo un’immagine idealizzata e ripulita, ma anche senza risparmiarci l’effige del martirio cui fu sottoposto nel corso dei sette giorni di sofferenza trascorsi nelle mani di uno Stato incapace di garantirne l’incolumità.
Cremonini segue con precisione il ritratto psicologico di un ragazzo borderline, sospeso tra errori passati e presenti e la voglia di trovare un equilibrio stabile. Così come insiste sulle responsabilità e sulle omissioni di un sistema che non ha saputo salvarlo e che a tutt’oggi non ha ancora stabilito una verità sulla sua morte. La stessa famiglia Cucchi viene raccontata nella sua fragilità e nella fermezza con cui poi ha messo in moto la ricerca degli eventi reali, chiamando in scena Max Tortora, nel ruolo del padre di Stefano, e Jasmine Trinca in quello della sorella Ilaria. Ma è soprattutto Alessandro Borghi a farsi carico del film, tenendolo ancorato a una dimensione drammatica coerente con la natura del suo personaggio, ragazzo di borgata dolcemente ribelle e sostanzialmente puro.

cau

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]