GINOBILI SI RITIRA, BELINELLI “SEI IL MIO IDOLO”

Manu Ginobili si ritira. A 41 anni, il fuoriclasse argentino ha annunciato su Twitter la fine di una carriera durata 23 anni, cominciata in Italia con le maglie di Reggio Calabria e Virtus Bologna, e consacratasi negli Stati Uniti, con i 4 Anelli vinti con San Antonio, ma anche con la sua Nazionale. “In mezzo a mille emozioni diverse, annuncio il mio ritiro dal basket – scrive Ginobili in inglese e spagnolo -. IMMENSA GRATITUDINE a tutti coloro (famiglia, amici, compagni, allenatori, staff, tifosi) che sono stati coinvolti nella mia vita in questi ultimi 23 anni. E’ stato un viaggio favoloso. Di gran lunga migliore dei miei sogni più selvaggi”. L’addio di Ginobili – nell’aria negli ultimi giorni – è stato salutato dai più grandi big del basket Nba. A partire da Kobe Bryant: “Sei un vero campione amico mio e uno dei migliori contro cui abbia mai giocato. Goditi la vita fratello. Te lo meriti”. Sempre su Twitter, LeBron James scrive “grazie per aver giocato a basket nel migliore dei modi”. Marco Belinelli, compagno del campione argentino agli Spurs ma anche agli inizi a Bologna, ha affidato le sue emozioni in una lunga lettera alla “Gazzetta dello Sport”.
“Manu Ginobili per me è molto più di un compagno di squadra: è un idolo, e confesso che ho sempre cercato di imitarlo. Ricordo il nervosismo nei miei occhi quando mi allenai per la prima volta con lui alla Virtus Bologna: io 15enne, lui già fenomeno. Ho capito subito che non metteva soggezione, ma era umile ed educato. Aveva voglia di migliorare sempre e di vincere – scrive Beli -. Ho capito che sarebbe diventato ancora più grande perché faceva cose clamorose con una semplicità tale da renderle devastanti. In Italia e in Eurolega prima, poi in Nba. C’è stato anche quando sono andato in America, ben prima che giocassimo insieme con gli Spurs”.
“Non mi sono mai trovato bene in campo con nessuno come con lui: bastava uno sguardo per intenderci. In coppia siamo stati devastanti – continua Belinelli -. Vincere insieme il titolo 2014 è stato un sogno diventato realtà, perché siamo cresciuti insieme e gli anni da compagni di squadra sono ricordi indelebili. Da lui ho imparato a non farmi mai mettere i piedi in testa, ad avere sicurezza nei miei mezzi come ha fatto lui, che è sempre andato avanti per la sua strada e facendo appassionare tutti al suo modo di giocare, da cui emergeva il suo grande amore per la pallacanestro e la sua voglia di vincere. Anche per questo – conclude l’azzurro – Manu arrivava alle partite preparatissimo: studiava gli avversari nei minimi dettagli, sapeva da dove preferivano tirare, i loro punti deboli. Capiva l’azione prima ancora che succedesse e a fare cose devastanti. L’uomo Manu era anche meglio, una persona genuina, umile e divertente, un padre e un marito incredibile. E, cosa che sanno in pochi, un patito della tecnologia. Lo avevo contattato di nuovo appena deciso di tornare a San Antonio, ma non gli ho mai chiesto se avrebbe smesso o no, anche se negli ultimi giorni avevo capito. Ora lo spogliatoio degli Spurs non sarà più lo stesso: non c’è più lui, non ci sono più nemmeno Duncan e Ginobili. Dell’anno del titolo siamo rimasti solo io e Patty Mills oltre a Pop. Ma immagino di ritrovare Manu a San Antonio. E i suoi consigli, quelli del mio idolo, continuerò a cercarli”.
(ITALPRESS).

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