VENEZIA, APRE “FIRST MAN” CON RYAN GOSLING

Piccoli e grandi passi per la kermesse del Lido di Venezia, giusto per parafrasare la celebre frase di Neil Armstrong, “First Man” a mettere piede sulla Luna, già pronto ad inaugurare mercoledì 29 la 75ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Di passi, piccoli e grandi, il festival di Alberto Barbera negli ultimi anni ne ha fatti tanti e c’è da registrare un certo giustificato orgoglio nel vedere come la Biennale Cinema sia di nuovo attesa come un evento cinematografico di dimensioni globali. Il film di Damien Chazelle che apre (in concorso) i giochi di Venezia 75 non è che uno degli hit di una edizione della Mostra che ancora una volta si muove sicura in ambito anglofono, forte della considerazione che gli riserva il sistema hollywoodiano, tra major e indipendenti pronti a farsi battezzare sul Lido per giungere benedetti alla corsa degli Oscar. 
La giuria presieduta da Guillermo Del Toro, Leone d’Oro e trionfatore agli Academy Award dello scorso anno, è il viatico migliore per garantire un concorso di grandi nomi, con maestro dell’ouverture il Damien Chazelle trionfatore due anni fa con l’omniacclamato “La La Land”. Il suo primo uomo sulla luna, raccontato in tutti i più drammatici retroscena della lunare impresa, ha lo charme di Rian Gosling, che di primi passi (di danza…) ha già fatto abbondante sfoggio qui al Lido e che di certo non sarà l’unica star ad animare le giornate della Mostra: tra Bradley Cooper e Lady Gaga, Emma Stone e Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e James Franco, Dakota Johnson e Jude Law, Tilda Swinton e Juliette Binoche, Berenice Bejo e Mel Gibson, quasi tutte le star in cartellone nei film in programma sembra siano confermate al Lido, per la gioia dei fan urlanti, degli autografari e dei paparazzi.

Ma se la Mostra è la Mostra perché le vere star sono i film e i loro autori, va detto che anche sotto questo aspetto il programma sfoderato da Alberto Barbera è di gran rango, tanto da far sfigurare, per il secondo anno consecutivo, quello dello storico festival contendente della Croisette. Il Concorso è fortemente anglofono: ci sono gli inglesi Mike Leigh, che in “Peterloo” rievoca il tragico massacro di dimostranti avvenuto a Manchester nel 1891, e Paul Greengrass, che in “22 July” ricostruisce invece l’eccidio di giovani attivisti norvegesi sull’isola di Uttoya avvenuto nel 2011. Al duro mondo della Frontiera americana si affidano invece i fratelli Joel e Ethan Coen nel loro western a episodi “The Ballad of Buster Scruggs”. L’italiano d’America Roberto Minervini insiste a sondare le ombre degli States e in in “What You Gonna Do When The World’s On Fire?” racconta, sempre con fare documentaristico, il dissidio razziale della declinante era obamiana. La giovane star del cinema indie Brady Corbet torna invece a Vanezia con “Vox Lux”, in cui Nathalie Portman è una cantante che si ritrova imprevedibilmente ad essere una star. A proposito di indipendenti, spicca Rick Alverson, che porta al Lido il suo cinema interpretato a braccio proponendo “The Mountain”, in cui si ricostruisce la vicenda di un celebre neurologo lobotomista in voga nell’America New Age dei ’50, alle prese con le intemperanze della sorella dei Kennedy. L’artista e regista Julian Schnabel in “At Eternity’s Gate” si occupa di Vincent Van Gogh, affidandosi all’interpretazione di Willem Dafoe. C’è poi l’australiana Jennifer Kent, acclamata in passato per il terrificante horror “Babadook”, che ora in “The Nightingale” si spinge nella Tasmania del 1825 per raccontare la vendetta di una donna contro l’uomo che aveva ucciso suo marito e il figlioletto.

Spostandosi in area latinoamericana spiccano invece le presenze di due messicani: Alfonso Cuaron, che dopo “Gravity” torna alla Mostra con “Roma”, in cui ricostruisce in bianco e nero un anno di vita della sua famiglia nell’omonimo quartiere di Città del Messico nel pieno degli anni ’70. Carlos Reygadas in “Niestro Tiempo” sembra invece tenere fede al suo cinema altamente poetico e estraniato, raccontando il triangolo tra un poeta allevatore di tori da combattimento, sua moglie e un addestratore di cavalli. Dall’argentina proviene poi il dramma da tribunale “Acusada” firmato da Gonzalo Tobal. In area europea spiccano due francesi: Olivier Assayas, che in “Doubles vies” racconta (ovviamente a modo suo) amori e turbamenti di due coppie di intellettuali all’epoca dell’avvento del digitale, e Jacques Audiard, che in “The Sisters Brothers” racconta di due fratelli cacciatori di taglie (sono Joanquin Phoenix e John C. Reilly) nel cuore del vecchio West. Di fratelli, ma nel cuore della periferia parigina, racconta anche “Frères Ennemis” dell’altro francese in competizione, David Oelhoffen, mentre il greco Jorgos Lanthimos, sempre in trasferta anglofona, si porta in “The Favourite” nell’Inghilterra del XVIII Secolo, alla corte della Regina Anna in guerra con la Francia, avendo come star Rachel Weisz e Emma Stone. Dalla Germania arriva il nuovo film di Florian Henckel von Donnersmarck (noto per il successo internazionale di “Le vite degli altri”) che in “Opera senza autore” racconta l’amore contrastato tra uno studente d’arte e una sua giovane compagna di corso. Dall’Ungheria arriva il nuovo film di Laszlo Nemes (autore del folgorante esordio “Il figlio di Saul”) intitolato “Sunset”, storia di una giovane modista nella Budapest alle soglie della prima guerra mondiale. Sguarnita, ma ben qualificata, l’area asiatica, in cui figura solo il giapponese Shinya Tsukamoto con “Zan (Killing)”, film in costume dedicato alla vita grama di un samurai senza padrone, ben lontano dal fulgore dei suoi esordi ai tempi di “Tetsuo”. 

L’Italia gioca in casa con sicurezza, piazzando in competizione oltre al citato Roberto Minervini, un nome di carisma internazionale come Luca Guadagnino con il suo attesissimo remake di “Suspiria”, e un maestro di elevata portata artistica come Mario Martone, con “Capri-Revolution”, che ci porta nelle atmosfere di libertà e passione della comune creata dal pittore Karl Diefenbach a Capri all’inizio del Novecento. 
Ma la Mostra numero 75 sarà poi un intreccio di tantissimi vettori nelle sezione parallele, dal Fuori Concorso al concorso Orizzonti, dagli “Sconfinamenti” della sezione Giardino alla Settimana della Critica e alle Giornate degli Autori. Gli eventi più attesi ovviamente figurano nel Fuori Concorso, a partire da “A Star Is Born”, esordio nella regia di Bradley Cooper, che interpreta accanto a Lady Gaga l’ennesima rilettura (in chiave musicale) del classico hollywoodiano già tante volte portato sullo schermo. L’Italia porta Fuori Concorso Roberto Andò con “Una storia senza nome”, in cui Micaela Ramazzotti e Alessandro Gassman ricostruiscono tra realtà e fantasia gli eventi legati ai furti d’arte della Camorra, e Saverio Costanzo, che in “L’amica geniale” racconta la storia di un’amicizia tra due bambine durata una vita. Valeria Bruni Tedeschi in “Les Estivants” raduna per una vacanza in una casa sulla Costa Azzurra un cast composto, oltre che da se stessa, anche da Riccardo Scamarcio, Pierre Arditi e Valeria Golino, mentre il maestro cinese Zhang yimou in “Ying (Shadow)” reinterpreta un classico della letteratura epica cinese come il Romanzo dei tre regni. 
Tutti pronti dunque per l’apertura ufficiale del 29 sera, con gli occhi puntati su maestro di cerimonie poco cerimonioso e molto militante come il “Giovane Montalbano” Michele Riondino.

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