È stato presentato a Roma “Mi riscatto per Roma”, il protocollo d’intenti, firmato tra Autostrade per l’Italia, il Ministero della Giustizia, Roma Capitale e il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per promuovere l’impiego e il reinserimento di detenuti nella manutenzione delle strade di Roma. Secondo Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, attualmente il detenuto “dopo essere trattato come un animale, rientra nella società totalmente incattivito”. “La sicurezza dei cittadini – ha detto Bonafede nel corso della conferenza in Campidoglio – è danneggiata dal reinserire un potenziale criminale all’interno della società. La chiave è il lavoro, facendo in modo che la persona sia più sicura. La certezza della pena è inderogabile, ma non è in contraddizione con il tempo della pena”, Bonafede, parlando dell’integrazione sociale, ha chiesto che si faccia “senza svuota-carceri indiscriminati, ma dando la possibilità di riabilitarsi”. “Si tratta di persone a cui lo Stato non si è mai dedicato. Se n’è ricordato solo in occasione delle sanzioni dall’Europa, ragionando solo su come liberare metri quadri in modo da non essere più sanzionati”. Secondo i dati forniti dalle istituzioni, il numero dei detenuti sarà inizialmente di “qualche decina”, ma potrebbe arrivare progressivamente a 50 o perfino a 100, come confermato da Francesco Basentini, capo della polizia penitenziaria.
Da settembre saranno firmati diversi protocolli singoli per ogni attività di manutenzione come la pulizia dei tombini e la segnaletica orizzontale. Virginia Raggi, sindaca di Roma, ha rimarcato l’esperienza precedente in cui i detenuti sono stati impiegati per la cura del verde cittadini: “È un’attività in favore della comunità. Il duplice risultato è stato quello di riqualificare le persone e, dall’altro, vedere come avessero costruito una relazione diversa con il territorio. Il progetto ci ha convinto e abbiamo deciso di ampliarlo”. In una prima fase i detenuti, selezionati tra quelli a bassa pericolosità e con pene ridotte, verranno formati in carcere e presso scuole di formazione di Autostrade per l’Italia per una durata di due mesi e mezzo, al termine dei quali otterranno un attestato professionale. I loro primi interventi interesseranno le strade adiacenti al penitenziario di Rebibbia che, una volta risanate, diverranno il laboratorio di formazione dei detenuti. Successivamente i detenuti formati saranno impiegati nell’area metropolitana della Capitale per la pulizia delle caditoie, la riparazione delle buche a caldo e il ripasso delle strisce pedonali, in particolare delle arterie a basso scorrimento del centro storico. Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia e Autostrade per l’Italia, si è invece soffermato sul ribaltamento da una prospettiva di outsourcing a una di insourcing, con servizi prestati direttamente dall’azienda.
“Da più di 10 anni pratichiamo il concetto di insourcing, con personale interno, dando importanza a ciò che le persone fanno. Roma ha dei problemi noti, che però vengono da molto lontano e penso che i detenuti possano dare contributo. Daremo formazione, materiale adeguato, mettendo a punto indicatori per misurare se il lavoro è efficiente e idoneo”. “L’intesa sottoscritta – si legge nella nota di Autostrade – rientra nel più ampio impegno che da anni Autostrade per l’Italia dedica alla riabilitazione della popolazione carceraria. Dal 2005, infatti, i detenuti di Rebibbia a Roma svolgono un’attività di riconoscimento fotografico delle targhe dei veicoli che non hanno corrisposto il pedaggio”. Maria Antonia Vertaldi, presidente del tribunale di sorveglianza di Roma, ha chiesto “interventi di tipo inclusivo” per “mantenere l’equilibrio tra le aspettative sociali e la sicurezza”, poiché “la reclamata certezza della pena non è altro che la certezza di un adeguato trattamento del detenuto”.