Il Consiglio di Amministrazione di Eni ha approvato ieri i risultati consolidati del secondo trimestre e del primo semestre 2018 (non sottoposti a revisione contabile).
L’Utile operativo adjusted si attesta a 2,56 miliardi di euro nel secondo trimestre, +152%; 4,94 miliardi nel semestre (+73% rispetto al primo semestre 2017).
Utile netto adjusted: 0,77 miliardi nel secondo trimestre, +66% rispetto al secondo trimestre 2017; 1,74 miliardi nel semestre (+45% rispetto al primo semestre 2017), mentre l’Utile netto raggiunge quota 1,25 miliardi nel secondo trimestre; 2,20 miliardi nel semestre.
Eni evidenzia una “forte generazione di cassa operativa”: 3 miliardi nel secondo trimestre 2018 (+12% rispetto al secondo trimestre 2017); 5,2 miliardi nel semestre (+13% rispetto al primo semestre 2017).
La generazione di cassa adjusted prima della variazione del circolante ed escludendo l’utile/perdita di magazzino è a 2,82 miliardi nel trimestre, 5,99 miliardi nel semestre (+21% in entrambi i periodi).
Investimenti netti a quota 3,67 miliardi nel semestre, più che finanziati dal flusso di cassa organico. L’indebitamento finanziario netto si attesta a 9,9 miliardi, il leverage è 0,20, in riduzione rispetto allo 0,23 del 31 dicembre 2017. La proposta di acconto dividendo 2018 è 0,42 euro per azione, a valere sul dividendo annuo di 0,83 euro per azione.
“Nel secondo trimestre, come già nel primo, Eni ha proseguito nel trend di forte miglioramento della redditività che aumenta del 152% a fronte di una crescita del Brent in euro del 38%, trainata dalla performance del business E&P che ha più che triplicato il suo contributo – commenta Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni -. La generazione di cassa consolidata è anch’essa nettamente cresciuta, spinta dal prezzo Brent e dalla maggiore produzione con un contributo per barile che sale a 20$, consentendoci di confermare la riduzione a 55 $/barile della nostra cash neutrality per il 2018″.
“Ottimo è stato anche il risultato del business G&P, frutto della maggiore integrazione del business del GNL con le attività upstream e dei benefici della profonda riorganizzazione condotta negli ultimi anni – prosegue Descalzi -. La flessione dello scenario nella Raffinazione e nella Chimica, anticiclico rispetto al Brent, ha comportato una riduzione del contributo di questi business che si sono comunque mantenuti positivi grazie alla ristrutturazione avviata nei precedenti esercizi”.
“La gestione del portafoglio ha fatto registrare nel trimestre progressi significativi, con l’accordo per la nascita di Var Energi in Norvegia e l’incasso del prezzo di vendita a Mubadala del 10% del campo di Zohr. Come risultato finale il debito netto prosegue nella sua discesa portandosi al di sotto di 10 miliardi di euro, livello più basso registrato negli ultimi 11 anni. Su queste basi confermerò al Consiglio del 13 settembre la proposta di un acconto dividendo di 0,42 euro per azione”, conclude l’ad.