“Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana” avrebbe viziato le indagini sulla strage di via D’Amelio. È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Caltanissetta che ha concluso l’ultimo processo sulla strage in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, depositate sabato sera.
Il falso pentito Vincenzo Scarantino sarebbe stato al centro di una serie di depistaggi che sarebbero stati orchestrati da servitori infedeli dello Stato. L’obiettivo sarebbe stato quello di nascondere le reali responsabilita’, sulle quali si sarebbe registrata la convergenza di interessi diversi da parte di soggetti che “percepivano come un pericolo l’opera del magistrato”.
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