“Lavorare per vivere”. È il titolo dell’iniziativa, svoltasi a Piazza Duomo, con cui l’Ugl ha ricordato le morti sul lavoro, attraverso l’installazione di 1.029 sagome bianche di cartone riciclato con cui si sono ricordate le vittime sul lavoro del 2017.
“E’ una manifestazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro e per sensibilizzare l’opinione pubblica”, ha detto all’Italpress il segretario generale del sindacto, Francesco Paolo Capone. L’iniziativa, ideata e organizzata da Ital Communications, è partita da Roma il 1 maggio, è arrivata oggi in piazza Duomo, per proseguire alla volta di altri capoluoghi quali Napoli, Palermo, Bari, Torino, Bologna, Venezia.
“E’ una strage continua, silenziosa”, commenta Capone ricordando che, nei primi 4 mesi del 2018, sono già 286 i morti sul lavoro a livello nazionale, mentre in Lombardia, fino a maggio, si contano 50 decessi contro i 35 dello stesso periodo del 2017. “I protocolli non risolvono il problema. Noi abbiamo una legislazione all’avanguardia”, sottolinea Capone, secondo il quale i lavoratori più a rischio sono i precari, “perché poco formati, dato che lavorano per periodi brevi” e quelli costretti, dalla legge Fornero, a continuare a lavorare nonostante l’avanzare dell’età che rallenta i riflessi. A questo si aggiungono “il tema della crisi che porta le aziende a risparmiare su tutto, anche sulla sicurezza”; è il “fenomeno del lavoro nero che non è diminuito e sottrae buona parte del Pil alla contabilità ordinaria della crescita”.
Inoltre, “gli immigrati sono disponibili a lavorare in nero e per paghe più basse degli italiani”, spiega. Le regioni con il più alto tasso di morti sul lavoro sono Lombardia, Veneto e Lazio, i comparti più colpiti quello edile e industriale. “Il lavoratore deve prendere coscienza della rischiosità di qualsiasi tipo di lavoro: un lavoratore cosciente e formato corre meno rischi”, assicura il leader dell’Ugl. “Una delle proposte, che ripetiamo a tutti i nuovi governi, è quella di introdurre lo studio della sicurezza sul lavoro nelle scuole medie e superiori: una rivoluzione culturale per avere la certezza che si deve lavorare per vivere”, conclude Capone.