“Il mio mandato completa un percorso di tre governi, Letta, Renzi e il sottoscritto. La legislatura era nata in circostanze sia economiche che istituzionali a dir poco complesse, penso che a cinque anni si possa dire che comunque la si pensi dal punto di vista politico, lasciamo un Paese con più crescita, tutto sommato anche con più lavoro, più diritti, con i conti in ordine, con più sicurezza, avendo inferto colpi molto importanti al traffico clandestino di esseri umani, e avendo occupato il posto che compete all’Italia nel contesto internazionale”. Lo ha detto il premier uscente Paolo Gentiloni, salutando a Palazzo Chigi i dipendenti della Presidenza del Consiglio.
“Questo lavoro certamente non ha cancellato le ferite, le cicatrici di una crisi lunghissima, la più grave del Dopoguerra, e il risultato delle elezioni è lì a ricordarcelo in modo molto serio, e tutto deve fare chi governa tranne che mancare di rispetto ai risultati delle elezioni. I passi in avanti che abbiamo fatto di per sé non hanno eliminato le conseguenze, di quelle cicatrici ancora aperte nella nostra società”, ha proseguito Gentiloni.
“Bisogna prendersi cura delle ferite e cicatrici ancora aperte nella nostra società, della rabbia, del disagio, delle difficoltà economiche, delle paure che provocano, ma bisogna stare molto attenti a prendersene cura senza dilapidare il lavoro che è stato fatto in questi anni – ha detto ancora il premier uscente -. Risalire una china per cinque lunghi anni, come l’Italia ha fatto, non solo i Governi ma soprattutto le comunità, le famiglie, le imprese, i lavoratori, non è semplice. È un lavoro che richiede perseveranza, costanza, impegno, sacrificio, professionalità. Purtroppo ad andare fuori strada non servono cinque anni, bastano pochi mesi, talvolta addirittura poche settimane, ci sono esempi nel mondo di strade che hanno portato molto rapidamente a situazioni difficili”.