La Commissione regionale Lavoro e Attività Produttive della Regione Campania ha ascoltato in audizione, stamane a Napoli, la direzione aziendale di Doria s.p.a., che ha annunciato al chiusura dello stabilimento di Acerra, dove lavorano 52 dipendenti e 30 nell’indotto, con il trasferimento di tutto il personale nei vicini siti di Sarno, Fisciano ed Angri, e nel sito industriale di Parma. Nello stabilimento di Acerra si producono circa 50 milioni di vasetti di sughi pronti. All’audizione di stamane, erano presenti per la Regione Campania, il presidente della commissione, Nicola Marrazzo, l’assessore regionale alle Attività produttive, Amedeo Lepore, i consiglieri del Pd, Antonio Marciano e Loredana Raia, il consigliere regionale del M5s, Gennaro Saiello, il vescovo di Acerra, don Antonio Di Monna, l’assessore del Comune di Acerra, Nicola de Matteis, le segreterie regionali dei sindacati confederali e la Rsu aziendale. I lavoratori del sito di Acerra sono in sciopero da 15 giorni, e stamane hanno inscenato un sit-in sotto il palazzo del Consiglio regionale.
“Chiediamo di preservare i livelli occupazionali nel nostro territorio già pesantemente colpito negli anni dalla deindustrializzazione”, è stato il loro commento. “E’ una vertenza alquanto particolare – ha sottolineato Marrazzo -, parliamo di uno stabilimento dove c’è un mancato utile, di circa tre milioni di euro l’anno, ma non c’è una perdita. E’ un settore che va bene, uno stabilimento che produce e come Regione abbiamo il dovere di fare tutto il possibile affinchè non venga ulteriormente depauperato un territorio già notevolmente sacrificato”. “Di tutto abbiamo bisogno in questo momento in Campania che aziende storiche lascino il territorio di Acerra e la Campania. La Campania – ha affermato il consigliere Marciano – ha da mettere in campo tanti strumenti di natura normativa, finanziaria ed economica che possono e debbono aiutare aziende che decidono di rimanere qui. Ci sono i contratti di sviluppo, ci sono importanti investimenti sul credito di imposta. Sulle ragioni che stanno spingendo l’azienda verso la chiusura del sito di Acerra, ha parlato il rappresentante aziendale, Antonio Febbraio: “C’è un problema non solo strutturale dello stabilimento, ma un problema legato soprattutto al prodotto che si fa ad Acerra, che è un prodotto da semilavorato che acquistiamo in Emilia Romagna. Per cui siamo costretti a fare questo prodotto qui ad Acerra con semilavorati che acquistiamo in Emilia Romagna, per poi rivendere la merce prevalentemente al Nord”. I rappresentanti aziendali della Doria Spa, hanno escluso che i lavoratori dello stabilimento di Acerra vengano trasferiti presso il sito di Parma.
“A Parma ci andrà soltanto chi vorrà”, ha assicurato Febbraio. Il presidente Marrazzo, ricevute le rassicurazioni sulla non obbligatorietà del trasferimento al nord degli operai dello stabilmento di Acerra, ha chiesto ai rappresentanti aziendali quale futuro l’azienda riserva allo stabilimento. “Non c’è idea sul futuro del sito”, hanno risposto i rappresentanti della Doria. “Mi sembra strano e discutibile”, ha sottolineato il consigliere Marciano, “che la proprietà non conosca la destinazione futura del sito di Acerra”. L’assessore Lepore ha commentato che la Regione è disponibile a confrontarsi con l’azienda “non solo sul tema della ricollocazione dei lavoratori” ma anche “a pensare ad un percorso parallelo per quanto riguarda il sito, utilizzando strumenti di riconversione per verificare se la proprietà vuole utilizzare lo stesso sito per altre attività e produzioni”, ricordando come la Regione offre molte opportunità e incentivi, a chi intende investire sul territorio regionale, tenendo conto però che gli incentivi, saranno legati a clausole sociali legate ai livelli occupazionali, e alla durata dell’investimento, al pari di quanto avverrà per la grande distribuzione nelle previsioni del testo unico regionale sul commercio. “Dobbiamo distinguere – ha detto Lepore – i prenditori dagli imprenditori”. La Commissione verrà aggiornata sul caso Doria appena l’azienda avrà contezza del destino futuro del sito di Acerra.