I boschi sono una risorsa rinnovabile non solo da tutelare sul piano naturalistico, ma anche da gestire per sfruttarne le potenzialità economiche e sociali. È questa la filosofia di fondo del nuovo Codice Forestale, che è al centro di una due giorni organizzata a Palermo dal Conaf (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali). Le nuove norme approvate a marzo dal Governo aggiornano quelle del 2001, hanno bisogno adesso dei decreti attuativi per la loro piena applicazione e daranno alle Regioni una cornice comune nella quale operare, sulla base di due pilastri: la gestione sostenibile e quella attiva del patrimonio boschivo.
“Il Codice introduce l’Albo unico degli operatori forestali qualificati – spiega nel corso di un forum all’ITALPRESS il presidente del Conaf Andrea Sisti -, una ditta con una sola iscrizione all’Albo potrà lavorare in tutte le regioni. Poi viene introdotto il servizio ecosistemico: anche le imprese e i Comuni potranno vendere i crediti di carbonio. Questo significa gestire il bosco mantenendo la naturalità ma creando al tempo stesso economia, soprattutto nelle zone interne”.
“La risorsa bosco è rinnovabile, possiamo usare l’interesse che il capitale naturale produce. L’Italia sfrutta solo il 2-3% di questo interesse, e si tratta di una risorsa che se gestita bene aiuta anche a prevenire il dissesto idrogeologico”, sottolinea il consigliere del Conaf Mattia Busti. “Per assurdo l’opinione pubblica chiede di mantenere immacolati i nostri boschi e contemporaneamente favorisce l’importazione di legno spesso illegale da altri paesi – prosegue -. Serve una presa di coscienza che porti a dire che dobbiamo produrre in casa quello che già abbiamo, rispettando le regole di tutela, senza rapinare gli altri paesi. Il bosco non è un museo, è un organismo vivente, che se viene gestito nei modi corretti vive meglio. La mission che abbiamo è informare sul fatto che il nuovo Codice non è antitetico alla conservazione. Il legno è un materiale vivo, non dobbiamo prenderlo in Russia o Indonesia, dobbiamo fare in modo che produca economia in Italia in modo sostenibile”.
Il servizio ecosistemico consente di monetizzare il beneficio ambientale complessivo che il bosco dà, anche per la purificazione dell’aria e delle acque, con importanti ricadute occupazionali in comuni a rischio spopolamento, come nelle aree montane. Per questo serve personale formato, in un settore in cui l’innovazione è continua. In questa chiave è fondamentale il ruolo dell’Università e nei suoi dieci anni di mandato alla guida del Conaf, Sisti ha lavorato molto su questo aspetto. “Il dialogo con gli atenei funziona – spiega il presidente -. Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento epocale, ci sono tanti docenti e presidi che hanno dato vita a una nuova stagione. Il lavoro con l’Anvur e con le singole università testimonia il cambiamento che c’è stato dal 2007 nella classe dirigente universitaria. L’innovazione nei processi di insegnamento c’è, deve diventare più strutturale, servirebbe una legge organica”.
Un altro fronte che vede il Conaf molto attivo è quello delle collaborazioni internazionali. Dall’8 al 10 maggio scorsi una delegazione ha preso parte ad Agritech, a Tel Aviv, proseguendo un dialogo avviato con Israele in occasione di Expo 2015 a Milano. “Stiamo lavorando a un protocollo per l’interscambio dei professionisti agronomi – spiega la vicepresidente Conaf Rosanna Zari -. Loro hanno necessità di acquisire nostre tecniche agronomiche soprattutto nel settore enologico, il nostro scopo è apprendere le loro tecniche di aridocoltura, che sono all’avanguardia. Se pensiamo alla siccità del 2017, in Italia dobbiamo migliorare le tecniche per l’agricoltura nelle zone aride e semiaride. Il cambiamento climatico deve fare rivedere tutto il sistema agricoltura, non solo per la gestione e il riutilizzo dell’acqua ma anche per la questione dei parassiti”.
Salvatore Trapani