Con una lectio magistralis tenuta dal professor Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, dal titolo “30 anni di Igiene Ospedaliera al Policlinico Gemelli”, si è inaugurata, nell’Aula Brasca della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, la XIV edizione del Master universitario di II livello “Sepsi in Chirurgia” promosso dall’Università Cattolica.
Prima della lectio, ad aprire i lavori, il preside della facoltà di medicina e chirurgia, Rocco Bellantone: “Oggi la moderna chirurgia ha capito che se non si fa grande attenzione a come si arriva all’intervento, per non vedere tutto capovolto per una infezione e pagare un prezzo troppo alto, bisogna controllare bene le eventuali infezioni e evitare che la sepsi possa farla franca”.
La parola è poi passata responsabile della sanità nazionale, Walter Ricciardi, che in poco meno di mezz’ora ha messo a nudo, nel corso della sua lectio, le debolezze del sistema Italia in termini di prevenzioni delle infezioni partendo dagli ospedali, nonostante i passi in avanti negli ultimi 30 anni.
“Non potevo dire di no alla mia università a una tematica così importante e strategica. 30 anni sono tanti e molto spesso si perde la memoria”, ha ricordato mostrando diverse slide sui cambiamenti di costumi, usi, trasmissioni televisive per poi arrivare all’igiene sanitario, cominciando con un esempio negativo del passato: “40 anni fa c’è stata una delle più grandi cappellate della sanità italiana, di quelle che portano sfiga, quando si disse che nei Paesi ad alto sviluppo economico le malattie infettive non rappresentavano più un problema, da quel momento in poi esplodono le malattie infettive” questo perché, come prosegue nella sua spiegazione i batteri sono nati prima dell’uomo.
La sua critica sulla lotta contro le infezioni nel nostro Paese ha mostrato, attraverso alcune slide, come: “In italia siamo messi veramente male nelle infezioni sanitarie. Siamo tra i peggiori perché l’Italia è l’unico paese dove c’è un problema con l’uso degli antibiotici”. Da questi dati di fatto ha ripercorso la storia, anche normativa, della prevenzione partendo dalle indicazioni date dall’Oms che: “ha detto che ci sono delle strategie: sorveglianza, uso migliore dei antibiotici, prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie”.
Da questa lectio critica Ricciardi esclude il Gemelli, primo ad applicare la legge del 1985 in cui Ministero della Sanità ha deciso di far isitiuire un comitato responsabile di lotta contro le infezioni ospedaliere e la circolare del 1988 sulla sorveglianza attiva di rilevazione delle infezioni: “Al Gemelli c’è un sistema di sicurezza proattivo dal 2013 e nel 2014 sono state identificate 4 grandi categorie su cui intervenire: acqua, alimenti, ambienti a carica microbica controllata; matrici obbligatoriamente sterili. Sono state messe a punto anche delle procedure di sicurezza”.
“Perché è importante la prevenzione sulle infezioni ospedaliere? – si è domandato Ricciardi – perché si tratta di decine di migliaia di soldi sprecati. Mentre con una buona prevenzione c’è risparmio del 30%”.
Al termine della lectio si è svolta una tavola rotonda con le testimonianze di esperti dei Gemelli e Cattolica: gli intensivisti Massimo Antonelli e Mariano Pennisi, l’ematologo Andrea Bacigalupo, l’infettivologo Roberto Cauda, il chirurgo d’urgenza, Daniele Gui e il microbiologo Maurizio Sanguinetti che illustreranno come a volte le malattie infettive possono cambiare il corso degli eventi e come gli eventi epidemici abbiano modificato l’assetto geo-politico dell’Europa.
Quella di quest’anno sarà la XII edizione del master come ha ricordato Gabriele Sganga, direttore del master e docente dell’Istituto di Clinica Chirurgica dell’Università Cattolica e chirurgo della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma: “Sono le nozze di corda in termini matrimoniali. Nel 2007 eravamo 19 iscritti tutti provenienti dalla nostra regione, nel 2009 57 di cui 8 provenienti da fuori il Lazio e si è capito che serviva maggior spazio alla discussione. Nel tempo abbiamo coperto tutte le regioni d’Italia, e nel 2017 mancava solo la Val d’Aosta, con 214 iscritti. Anche per le finanze abbiamo raggiunto un budget di circa 700mila euro”.