RIDUZIONE INFORTUNI E PIÙ ATTIVITÀ, ECCO IL PROGRESSO

La tecnologia per la ricerca medica nello sport è spinta da un duplice scopo: ridurre i rischi per gli atleti, top o amatori, e aumentare l’attività di base. La prima è spinta da budget importanti di leghe che con il rischio fanno i conti tutti i giorni, in prima fila il football americano, paradossalmente il più ricco e il più pericoloso se si guarda ai professionisti della NFL. Dall’America arrivano infatti innovazioni che guardano alla riduzione dei danni cerebrali da impatto. Sul casco hanno lavorato quelli di Vicis, azienda di Seattle che ha visto il proprio Zero1 Helmet giudicato il migliore in seguito a uno studio della lega professionisti  e della stessa associazione dei giocatori. Dietro, ci sono investimenti anche di top player, evidentemente i primi a essere interessati a minimizzare quanto più possibile il problema. Tra loro, il quarterback di Kansas City, Alex Smith e il duo di Seattle Russell Wilson e Doug Baldwin. La ricaduta verso il basso ha portato all’adozione del casco, dotato di tecnologia in grado di mitigare la forza degli scontri, anche per i giocatori di college, giovani che affrontano anch’essi rischi da impatto senza le opportunità di protezione e i budget a disposizione dei professionisti.
Un altro strumento di cui si sono dotate le università americane che competono tra loro è quello di SyncThink, chiamato Eye-Sync. Provato dalle squadre di Pac-12, conference che raggruppa 12 atenei dell’ovest degli Stati Uniti, è una tecnologia che “segue” l’occhio così da permettere a specialisti di scorgere da difficoltà visive eventuali danni cerebrali.
Un’unità scientifica universitaria creata allo scopo è responsabile di analizzare i risultati prodotti dalla realtà virtuale sperando di scorgere in anticipo eventuali problemi.
Dal football al basket, ma sempre nei college americani, da segnalare lo sforzo di IMeasureU, una tech company che si prefigge di determinare con esattezza il livello di fatica delle gambe dei cestisti. Grazie a sensori piazzati appena sopra il ginocchio, vengono raccolti dati biomeccanici in grado di dire quanta fatica alle gambe è costato un allenamento. Da lì alla parte più alta del corpo, spalle e gomiti, punto debole dei giocatori di baseball a causa della ripetuta azione motoria che compiono. ForceDecks ne misura il punto di massimo sforzo, accelerazione e decelerazione grazie al test creato da un fisioterapista in forza all’Arsenal con esperienza nella squadra nazionale del judo, altro sport che paga un prezzo molto alto per gli infortuni alle spalle.
Infine i bambini che, grazie alla realtà virtuale, vengono spinti a fare più attività fisica. L’idea che la tecnologia aiuti a fare sport, e non il contrario come sembra accadere oggi, è stata portata avanti da Kids in the Game, un programma scolastico che ha luogo a New York basato su orologi che misurano lo sforzo quotidiano e un software di virtual reality che permette di rivedersi in azione. I bambini, più coinvolti, sono incentivati a fare più sport.
(ITALPRESS).

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