Nessuno tocchi quel 2%, simbolo dell’autonomia e dell’indipendenza degli arbitri, perchè si rischia una nuova calciopoli. E si pensi piuttosto ad aiutare gli ufficiali di gara, sia sul piano economico con i rimborsi spese che su quello della sicurezza. Marcello Nicchi alza la voce, a tutela di una classe arbitrale che “anche ieri si è confermata di grande valore, di grande spessore tecnico, il fiore all’occhiello di una Federazione che allo stato attuale non esiste, in grande difficoltà, altrimenti non ci sarebbe il commissario”. Ospite di “Radio Anch’io Sport” su RadioUno, il presidente dell’Aia non esita a definire la situazione interna “drammatica. Non ci si rende conto di quelli che sono i pericoli, le necessità del mondo arbitrale e le cose si stanno aggravando. Ci sono violenze, problemi di budget, rimborsi in ritardo, tutta una serie di cose da migliorare ma ci si preoccupa solo del 2% della nostra rappresentanza in Consiglio federale. È incredibile e, dal nostro punto di vista, imbarazzante”. La storia è nota: i principi informatori degli statuti federali dettati dal Coni prevedono la revoca del voto agli arbitri “ma è un diritto, un principio democratico, un riconoscimento al nostro lavoro”, tuona Nicchi, a detta del quale si rischia di “toccare la nostra autonomia”. E già il fatto che se ne parli “turba la tranquillità di un mondo arbitrale italiano in un momento particolarmente difficile, dove ci si avvia verso la fine dei campionati”. Il presidente dell’Aia fin qui non ha mai agitato lo spettro dello sciopero e anche oggi ribadisce di voler fare il possibile per evitarlo “ma si sappia che se un giorno qualcuno arriva al campo e non trova l’arbitro, non resti sorpreso”.
“Le sezioni non ce la fanno più – lo sfogo – Io cercherò di evitare lo sciopero ma i riconoscimenti sono dovuti, anche all’estero gli arbitri partecipano all’elezione federale. E’ anacronistico che il Coni, che è la casa del mondo dilettante, togli il posto a 34 mila dilettanti per darlo ai professionisti. Vogliono indebolire il peso politico degli arbitri e questo significa minare la nostra indipendenza, la nostra forza, aprire scenari nefasti di un passato ancora da dimenticare. Potrebbe essere l’inizio di una nuova calciopoli”, è l’allarme lanciato da Nicchi, secondo il quale “c’è qualcuno che vuole mettere mano agli arbitri. A chi gioverebbe se non alla serie A visto che tutte le altre componenti sono a nostro favore? Mettere le mani sugli arbitri significherebbe che ognuno direbbe la sua nel modo di designare, di crescere. Noi siamo bravi perchè autonomi e calciopoli è nata perchè la gente andava a mettere le mani su cose che non gli competevano. Oggi invece c’è trasparenza, riconoscimento del lavoro, siamo moderni, tecnologici”. E tornando all’ipotesi sciopero, non c’è solo quel 2% a preoccupare Nicchi. “Ci costringeranno a rimanere a casa perchè i genitori non vorranno più mandare i figli ad arbitrare – aggiunge – Quest’anno ci sono stati già 100 arbitri picchiati, le famiglie non ce la fanno più e non possono più finanziarli per andare ad arbitrare”.
E in questo senso, certi toni andrebbero abbassati. Pur non soffermandosi sull’operato di Oliver, arbitro di Real-Juve, per il presidente dell’Aia Buffon è andato sopra le righe. “E’ un grandissimo campione che si avvia a una bellissima carriera dirigenziale e a certi livelli bisogna essere attenti a quello che si dice, ci sono sempre dei ragazzini che ascoltano”. “Se fosse successo in Italia? Avrei difeso l’arbitro che non può essere minacciato nè prima, nè durante, nè dopo la partita – aggiunge il presidente dell’Aia – Poi ci sono gli organismi preposti che devono giudicare il comportamento di tutti gli atleti in campo”. E sul fatto che forse Collina abbia mandato un direttore di gara troppo giovane, l’ex collega ritiene che avrebbe fatto lo stesso “se avessi visto segnali di una persona di grande affidamento. Nella Can A ci sono 24 arbitri di cui 10 internazionali ma anche 4-5 giovani che sono ormai allo stesso livello”. In tutto questo marasma, cresce bene la Var, “uno strumento che funziona, migliorabile, ma da tutti accettato e voluto, che fa giustizia. Con la conoscenza sempre più approfondita si andrà a migliorare ancora ma già oggi non siamo soddisfatti, di più. Ci sono stati anche degli errori ma se i risultati sono questi, il prossimo anno sarà uno spasso e gli errori saranno ridotti al lumicino”, garantisce il capo dell’Assoarbitri.
(ITALPRESS).