“Il governo si fa per risolvere i problemi concreti della gente e abbiamo il dovere di provarci partendo dalla situazione uscita dalle urne: forze politiche distanti, ma che devono trovare una sintesi su temi cruciali, portando ognuna le proprie soluzioni e proposte. Con chi troveremo le convergenze maggiori, lavoreremo”. Così, in un’intervista a la Repubblica, il leader del M5S Luigi Di Maio, sottolineando che “Lega e Pd non devono sentirsi sullo stesso piano. So di parlare a due forze politiche profondamente diverse”, ma “per questo ci sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”.
Sul perché il Pd dovrebbe aprire a un dialogo, il candidato premier M5S dice: “Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato. Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra. A noi viene chiesto l’onere di dare un governo al Paese, ma tutti hanno il dovere di contribuire a risolvere i problemi della gente e di mostrare senso di responsabilità”, sottolineando che “ci potranno essere molte più convergenze di quel che si crede”.
Per Di Maio la differenza fra alleanza e contratto è sostanziale perchè “le alleanze per anni sono state il mettersi insieme per autoconservarsi e autotutelarsi. Il contratto è una garanzia in questo senso: dentro ci mettiamo le cose da fare per le persone fuori dai palazzi, e non quelle dentro i palazzi. E quelle cose facciamo”.
In questo contesto sono irrinunciabili “lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero e una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola i cittadini e le imprese. E poi sostegno alle famiglie e naturalmente lotta agli sprechi e ai privilegi della politica”.
Quanto a Salvini, dopo la decisione di andare uniti come centrodesra per il secondo giro di consultazioni, osserva: “sta scegliendo la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell’angolo. E rischia di condannarsi all’irrilevanza”, ma di lui apprezza “di saper mantenere la parola data, ora vediamo se avrà la forza di dimostrare la sua autonomia politica da Berlusconi”. Se l’unica strada per andare a un governo fosse un suo passo indietro? “Questo Paese ha avuto tantissimi presidenti del Consiglio che hanno preso zero voti dagli italiani. Ora c’è un candidato premier che ne prende 11 milioni e la prima cosa che si chiede è che si faccia da parte?”, chiosa Di Maio.