Trump, 100 giorni da presidente… del caos

di Stefano Vaccara

NEW YORK (ITALPRESS) – A pochi giorni dal traguardo simbolico dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, Donald Trump sembra aver trasformato il potere esecutivo in uno slalom speciale di decisioni, smentite, minacce e tentativi di marce indietro quando è ormai dall’ultimo zig zag prima del precipizio. Un giorno impone dazi, il giorno dopo li sospende. Un’ora annuncia il licenziamento del capo della FED Jerome Powell, quella dopo giura di “non averlo mai detto”. Sembra di assistere non a una presidenza, ma a una serie TV che non ha ancora deciso se vuol essere comica o tragica.

Wall Street? Sulle montagne russe. I mercati globali col dollaro in caduta libera? Stretti tra panico e speranza, in base all’umore di Trump su Truth Social. Le università americane? Nel mirino di un presidente che accusa Harvard di “antisemitismo” e “tradimento culturale” e alla quale non resta che denunciare l’inquilino della Casa Bianca per oltraggio alla Costituzione. La Corte Suprema? Costretta sabato notte a fermare il tentativo di Trump di continuare a deportare cittadini venezuelani usando… una legge di guerra del 1798! Benvenuti nell’Età del Caos. Altro che Età dell’Oro.

Negli ultimi cinque giorni Trump ha: Annunciato la triplicazione dei dazi contro la Cina. Il giorno dopo, Wall Street crolla e scoppia il panico. Poi Trump incolpa l’Ucraina. Sì, proprio Kiev, e Zelensky, per pratiucamente non accettare un piano di tregua che sembra scritto dal Cremlino Intanto, attacca la FED. Minaccia di cacciarne il presidente Powell: “Voglio che se ne vada, subito”. Ma poi ritratta e i mercati continuano a tremare. Quindi parte per Roma con Melania per i funerali di Papa Francesco mentre a Washington si riunisce il Fondo Monetario Internazionale. Ma forse è meglio così.

Sabato notte, in una mossa in extremis, la Corte Suprema ù a maggioranza conservatrice ù ha bloccato l’ordine esecutivo con cui Trump voleva deportare migliaia di venezuelani, appellandosi a una legge firmata da John Adams oltre due secoli fa. Un’azione che neppure i giudici nominati da lui sono riusciti a digerire. Un presidente che non solo ignora la legge, ma sembra riscriverla ogni mattina, tra un post e un’intervista telefonica improvvisata. Non pago, Trump ha aperto un nuovo fronte: le università. Harvard, Stanford, la Columbia…tutte accusate di fomentare proteste antisemite e “indottrinare” i giovani.

Ha minacciato tagli ai finanziamenti federali e indagini su “attività sovversive nei campus”. La risposta accademica? Una valanga di lettere aperte, petizioni e querele contro la Casa Bianca per voler sottomettere la libertà d’espressione all’accademia. Come ha scritto Paul Donovan di UBS: “Il ciclo minaccia-ritiro-minaccia-ritiro ha conseguenze economiche reali”. I consumatori esitano, le aziende rimandano investimenti, e la reputazione internazionale degli Stati Uniti? In caduta libera.

Il mercato ha ormai capito: tutto può cambiare in un tweet. Gli analisti parlano di “bear market comportamentale”: nessuna strategia economica, solo panico da dichiarazioni presidenziali. Dopo 100 giorni così, c’è una domanda che serpeggia tra economisti, analisti politici e persino tra repubblicani al Congresso: può la democrazia americana sopravvivere a quattro anni di questo caos? Trump sembra godere del disordine. Lo alimenta. Lo cavalca.

Ma nel farlo, sta logorando le fondamenta stesse della governance democratica: la prevedibilità, la separazione dei poteri, il rispetto per le istituzioni. Ha creato un clima in cui tutto è negoziabile: le regole, la verità, persino la Costituzione. Trump non è confuso. È coerente nella sua incoerenza. E proprio il caos, forse, è il suo piano. Perché in mezzo al disordine, tutto sembra possibile. Anche riscrivere la storia. Anche riscrivere l’America.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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