MILANO (ITALPRESS) – “Se questo è il risultato, dov’è che abbiamo sbagliato?”. Pau, al secolo Paolo Bruni, frontman dei Negrita, non ha dubbi: è tempo di assumersi le responsabilità e di schierarsi attraverso la musica. E’ questo il senso di “Canzoni per anni spietati”, un concept album in uscita oggi, 28 marzo, che nasce dall’urgenza di reagire alla crisi sociale e culturale del presente, e segna il ritorno della band toscana dopo sette anni.
“La pandemia ci aveva svuotati, non riuscivamo a scrivere, né parole né musica. È stato un momento difficile, pericoloso, perché viviamo di musica”, ha raccontato Pau parlando dei nove brani che guardano alla contemporaneità con uno sguardo disincantato e lucido. “E’ successo qualcosa di magico. I testi sembravano già scritti da un’altra entità. La musica è diventata “spedale” per le parole. Non so se lo si percepisce, ma tutti quelli che hanno ascoltato il disco parlano di una naturalezza nuova. I testi raccontano una storia coerente, che ha un inizio, uno sviluppo e una luce finale”, aggiunge Mac, ovvero Cesare Petricich.
“Questo nostro album nasce anche da un’orgia di vibrazioni negative che attraversano il pianeta”, aggiunge Enrico “Drigo” Salvi. Per tornare alla musica i Negrita si sono affidati al folk, che li ha aiutati a uscire dall’empasse artistica, come matrice di pensiero più che di suono: “Ascoltando con più attenzione la musica folk americana degli Anni ’60, che ha cambiato anche le prospettive culturali, abbiamo trovato una nuova via – sottolineano -. Il folk ci ha dato la possibilità di rimetterci in gioco, e le canzoni sono uscite una dietro l’altra. Abbiamo scoperto che la melodia italiana si sposa benissimo con il folk americano”.
Non a caso tra le tracce c’è “Song to Dylan”, “un omaggio che si lega a quello che lo stesso Dylan fece a Woody Guthrie in “Song to Woody”, il suo riferimento musicale da giovanissimo. Abbiamo voluto continuare questa catena iniziata nei primi del Novecento”.
Ma l’attenzione è tutta rivolta all’oggi. Il disco si apre con l’attacco diretto di “Nel blu (lettera ai padroni della terra)”: “Voi padroni della Terra che vi ingozzate di denaro”. E continua con pezzi come “Noi siamo gli altri”. “La società tende a schematizzare: o sei bianco o sei nero, progressista o conservatore. Noi raccontiamo quelli che non si riconoscono in nessuno schieramento”, dice Mac. Non a caso, la band si rivolge proprio a chi si sente fuori dai giochi, escluso dalle dinamiche dominanti, ma ancora in cerca di uno spazio per esprimere un pensiero critico. “Non volevamo solo fare un disco, volevamo anche dire: ci siamo”, aggiunge Pau. Per questo la carica politica e sociale dell’album si traduce anche in azioni concrete: il progetto “blu”, che è un invito ai fan a esporre stoffe o simboli di questo colore, è un passaparola arcaico per ribadire un messaggio di unione.
“Volevamo coinvolgere chi ci ascolta, dimostrare che qualcosa si può fare. Non servono grandi gesti, basta un segno”, spiegano. Le tracce di “Canzoni per anni spietati” tengono insieme rabbia, disillusione e consapevolezza. In “Ama o lascia stare” si sente la necessità di scegliere da che parte stare: “Gente che sa odiare ce l’abbiamo già”.
In “Dov’è che abbiamo sbagliato” c’è l’ammissione di una colpa generazionale. “Guardando i testi che avevamo scritto, mi sono chiesto: “Se questo è il frutto della mia generazione, dove abbiamo sbagliato?”. Noi abbiamo ereditato un mondo straordinario dai nostri genitori, ma non abbiamo saputo trarne una lezione. La rivoluzione digitale è un fatto, ma è stata la scelta giusta? È stato il meglio che potevamo fare?”, riflette Pau.
“Ogni generazione sbaglia qualcosa. Gaber cantava “La mia generazione ha perso”. La nostra forse ha perso di più. Ai giovani oggi lasciamo un mondo stratificato, confuso, difficile da interpretare. Però ho fiducia: magari 999 sono confusi, ma arriva l’unico che svolta il mondo”, continua Mac in un anelito di speranza. Tra le tracce anche una cover di “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori, riletta con l’intento di farla risuonare nel presente. “Avevamo bisogno di uno schiaffo e di una carezza.
“Viva l’Italia” rappresenta il nostro Paese nel bene e nel male, ed è diventata l’anello di chiusura dell’album”, dice Pau. “Ogni riga che De Gregori scrive è un diamante”, aggiunge Mac.
Dal prossimo 8 aprile i Negrita porteranno “Canzoni per anni spietati” (un disco completamente analogico in cui il digitale sarà quasi del tutto eliminato anche dal vivo) nei club italiani. Il tour partirà da Roma e toccherà Napoli, Ravenna, Milano, Firenze, Torino, Brescia, Padova, Rovereto e Nonantola. “I club sono il nostro habitat naturale – concludono -. Vogliamo suonare questi brani guardando le persone negli occhi”.
-Foto ufficio stampa Negrita-
(ITALPRESS).