ROMA (ITALPRESS) – In seguito alla decisione, il 27 gennaio scorso, del Presidente Donald Trump di vietare il servizio attivo nelle forze armate ai transgender (in quanto “in conflitto con l’impegno di un soldato a seguire uno stile di vita onorevole, veritiero e disciplinato, anche nella vita personale”), la Marina degli Stati Uniti ha comunicato che dal 28 marzo il personale con diagnosi o sintomi di “disforia” di genere (ovvero il disagio o angoscia correlato a un’incongruenza tra l’identità di genere di un individuo e il sesso assegnato alla nascita, in molti casi motivo di depressione e di tentativi di suicidio) verrà posto in congedo.
Entro questa data i marinai che si “autodenunceranno” saranno congedati con onore e avranno diritto agli arretrati e, a seconda degli anni di servizio (da 6 a 18), a un bonus pari al doppio della buonuscita. Al contrario, chi sceglierà di non presentarsi volontariamente non avrà alcun beneficio economico.
Chi ha 20 o più anni di servizio può presentare domanda di pensionamento, chi ha tra i 18 e i 20 anni di servizio può chiedere il pensionamento anticipato e chi ha fino a 18 anni può chiedere la separazione volontaria. Coloro che hanno meno di sei anni di servizio non avranno, invece, diritto all’indennità di separazione volontaria, ma avranno il vantaggio di non dover restituire gli incentivi o i bonus.
Lo Stato Maggiore della Marina ha raccomandato il Capo delle operazioni navali (CNO) e il Comandante del Corpo dei Marines (CMC) di assicurarsi che “al personale colpito siano garantiti dignità e rispetto”.
In nota diffusa giovedì, il Dipartimento della Marina è disponibile a concedere una deroga, purchè i marinai abbiano “all’attivo 36 mesi consecutivi di stabilità nel loro sesso di nascita, dimostrare di non aver mai tentato la transizione e di essere disposti ad aderire a tutti gli standard stabiliti per il loro sesso”.
Il Dipartimento precisa di riconosce “due sessi: maschile e femminile. Il sesso di un individuo è immutabile, non cambia nel corso della vita”, si legge nella nota firmata da Terence Emmert, segretario della Marina in carica.
I marinai e i marines che non sono più idonei al servizio militare, così come le potenziali nuove reclute, potrebbero essere presi in considerazione per una deroga al mantenimento o al reclutamento, caso per caso, a condizione che vi sia un “interesse governativo impellente” nella capacità di quell’individuo di sostenere direttamente le “capacità di combattimento”. Secondo la nota, solo il Segretario della Marina ha l’autorità di concedere una deroga.
Il solo esercito statunitense conta circa 2.000 persone transgender in servizio, pari a meno dell’1% dei membri del servizio attivo. Nessun dato certo invece da USNavy e Marines. La questione è comunque finita subito in tribunale con le querele di un capo plotone dei Riservisti dell’Esercito della Pennsylvania, un maggiore dell’Esercito che ha ricevuto una Stella di Bronzo per il servizio prestato in Afghanistan e un marinaio.
I loro avvocati sostengono che l’ordine di Trump viola i diritti della persona, in questo caso delle persone transgender alla pari protezione ai sensi del Quinto Emendamento. Una sentenza di un giudice federale potrebbe arrivare prima della fine di marzo. Gli avvocati del Governo sostengono che i funzionari militari hanno un’ampia discrezionalità nel decidere come assegnare e impiegare i militari senza interferenze giudiziarie.
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