MILANO (ITALPRESS) – “Dai verbali che emergono in queste ore sulla vicenda Equalize viene fuori un quadro sconcertante, fatto di relazioni tra questa azienda privata e i servizi segreti, con interrogazioni abusive di banche dati che in un paese civile non dovrebbero esistere”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, a margine della presentazione del suo libro L’influencer al Teatro Franco Parenti di Milano. Renzi ha espresso vicinanza alla famiglia del poliziotto Giuseppe Gallo, scomparso nei giorni scorsi, sottolineando che “l’aspetto umano viene prima di tutto”. Poi ha attaccato il governo per la gestione della cyber security: “La premier Meloni ha messo alla guida dell’Autorità nazionale per la cybersicurezza un prefetto che non si è mai occupato di queste tematiche. Io propongo una soluzione diversa: dare l’incarico a qualcuno che ne capisca davvero, come Nicola Gratteri”.
E ancora: Volevano pedinare Jacobs e controllare Renzi. Ora, pedinare Jacobs è praticamente impossibile visto che parliamo di uno sprinter campione olimpico, buttiamola sul ridere. Ma il punto è un altro: perché ogni volta c’è qualcuno che deve controllare Renzi? Sono l’uomo più controllato d’Italia, mi hanno messo il conto corrente sui giornali, arrestato i miei genitori, indagato mezza famiglia e alla fine sono risultato più pulito di tutti. Il telefonino non è solo uno strumento per telefonare, dentro ci sono i nostri messaggi, i nostri ricordi, i nostri movimenti bancari. Se qualcuno te lo prende, entra nella tua vita, e questo non può accadere senza un motivo preciso e senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria”. Sul caso Equalize, Renzi ha ribadito la necessità di fare chiarezza: “Abbiamo ipotizzato una commissione d’inchiesta, ma la vera domanda è: cosa sta succedendo in questo Paese? Se un governo autorizza l’intercettazione preventiva di un politico è grave, se lo fa su un giornalista è altrettanto grave, perché tocca la democrazia”.
Infine, l’ex premier ha sollevato dubbi su un presunto collegamento tra dichiarazioni della premier Giorgia Meloni e il caso dell’intercettazione del direttore di Fanpage: “A giugno 2024 Meloni disse da Bruxelles che ‘se questo è uno strumento di lotta politica, allora cambia tutto’. Sei mesi dopo, il direttore di Fanpage viene avvisato da WhatsApp che il suo telefono è stato intercettato con un malware. Io non dico che sia stato il governo, ma chiedo: è stato autorizzato lo spionaggio di un giornalista? Sì o no? E possibile che queste cose le dica solo io?”.
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