
ROMA (ITALPRESS) – Si sente spesso sostenere, talvolta in buona fede, altre volte con intenti meno limpidi, che rafforzare la difesa dell’Europa significhi necessariamente ridurre le risorse destinate al welfare. Questa contrapposizione, però, è illusoria. Il benessere di cui disponiamo non discende dal cielo, ma è il risultato dello stato della nostra economia. Quest’ultima, a sua volta, dipende dall’efficienza delle aziende, dall’autonomia negli approvvigionamenti e dalla sicurezza dei traffici commerciali. Basti pensare al Canale di Suez: ogni anno vi transitano merci italiane per un valore di circa 90 miliardi di dollari. Qualsiasi minaccia a questa rotta impatta direttamente sulle nostre economie e, di conseguenza, sulle risorse disponibili per la sanità, l’istruzione e i servizi sociali. La difesa non è quindi un lusso, ma una condizione necessaria per proteggere il nostro benessere.
Non si tratta solo di guerre tradizionali o conflitti militari. L’Europa è da tempo bersaglio di strategie di destabilizzazione: campagne di disinformazione, attacchi informatici ai servizi pubblici, minacce ibride che sfruttano le nostre stesse debolezze. Vi sono regimi autocratici impegnati da anni a disorientare l’opinione pubblica europea, infiltrandosi nei media, sostenendo gruppi politici compiacenti che intendono farne loro cavalli di troia nel governo delle nostre democrazie, così mettendo in discussione il nostro stesso sistema di valori. A questo si aggiunge un fatto ancora più preoccupante: il comportamento dell’alleato storico che, 80 anni fa, salvò l’Europa dalle dittature più oscure. Oggi assistiamo con inquietudine al suo avvicinamento a Putin e alla retorica ostile nei confronti dell’Europa, fino a minacciare di lasciarla alla mercé delle aggressioni esterne. Metà del mondo è governata senza garanzie per le libertà individuali e collettive. In molti paesi, i proventi del commercio internazionale vengono investiti in un riarmo continuo, con l’obiettivo di rafforzare regimi autoritari e intimorire le democrazie. La loro più grande paura è che le libertà europee possano attrarre i loro cittadini, evidenziando il fallimento di un modello che sacrifica il benessere per il controllo assoluto.
Dall’altro lato, il fenomeno trumpiano negli Stati Uniti solleva interrogativi urgenti. Assistiamo alla fusione del potere politico con quello economico in un’unica entità, mettendo a rischio le basi delle democrazie liberali. Questo nuovo assetto potrebbe manipolare la sovranità popolare, influenzare la cultura sociale e minacciare la stessa economia sociale di mercato europea. L’Europa è oggi un continente ricco ed evoluto, ma questa prosperità la rende un bersaglio. È giunto il momento di costruire una vera indipendenza economica, tecnologica e politica. Il ritardo accumulato è evidente: non disponiamo di una rete di comunicazioni autonoma basata su nostri satelliti, né di una difesa completamente indipendente. Persino le armi in dotazione ai nostri eserciti sono acquistate da paesi terzi, con il rischio concreto che possano essere disattivate a distanza in caso di conflitto. Investire in una difesa europea non è un atto di aggressione, ma un’assicurazione sulla nostra libertà. Significa proteggere l’economia, garantire la sicurezza delle nostre infrastrutture e, in definitiva, sostenere il welfare. Solo con una capacità di deterrenza credibile possiamo evitare di diventare preda di chi non rispetta le nostre libertà, preservando il modello di civiltà che ci distingue.
– foto IPA Agency –
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