Marina militare, ammiraglio Credendino “Servono 9 mila uomini in più”

Mandatory Credit: Photo by Armando Babani/ZUMA Press Wire/Shutterstock (14788516l) The Italian navy ship Libra arrives at the port of Shengjin to bring the first migrants whose asylum applications will be processed in Albania instead of in Italy, accompanied by UNHCR officials, arrive to centres built in Albania as a European agreement that has sparked criticism across Europe from human rights groups arrive in port of Shengjin, Albania. Migrants intercepted in Mediterranean transfered from Italy to Albania, Shengjin - 16 Oct 2024

ROMA (ITALPRESS) – L´ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina militare, dice che mancano novemila uomini per farla funzionare. “Le marine francesi e britannica, simili a noi come numero di navi, hanno 10 mila persone in più. Noi siamo fermi a 30 mila. E questo ha un impatto sulla resilienza degli equipaggi che restano in mare per mesi e sulla vita delle loro famiglie. Anche se tutti tornano entusiasti dalle missioni”, sostiene in un’intervista rilasciata a Repubblica .

E propone: “Sarebbe opportuno aumentare l´organico a 39 mila uomini. So che il ministro Guido Crosetto ci sta lavorando perché è molto sensibile alle esigenze del personale”.

L´Ucraina, i russi, gli Houthi Credendino racconta che in questi tre anni “lo sforzo della Marina è iniziato con invasione dell´Ucraina che ha visto l´aumento della flotta russa nel Mediterraneo: ci sono stati fino a tre sottomarini, di cui uno a propulsione nucleare con missili balistici, in azione contemporaneamente e abbiamo dovuto seguirli. Poi quando gli Houti nell´autunno 2023 hanno cominciato a colpire il traffico mercantile, si è aggiunto l´impegno sotto bandiera Ue nel Mar Rosso: è stata la prima missione combat dalla fine della seconda guerra mondiale. Gli ultimi attacchi sono avvenuti quattro settimane fa: uno sciame formato da droni e da un missile cruise è stato respinto dal cacciatorpediniere Duilio con i suoi missili e da una squadriglia di velivoli americani diretti dalla nostra nave”.

Gli aerei Usa e l´Italia, Credendino racconta che tutto è cominciato diversi mesi fa: “Una formazione di droni si è mossa verso la loro portaerei. Era il periodo dei monsoni, con condizioni meteo terribili, e i radar della loro ammiraglia non riuscivano a seguirli: più a nord c´era il cacciatorpediniere Duilio che aveva una buona visibilità e gli hanno affidato il controllo di una coppia di intercettori, che sotto la guida del Duilio hanno abbattuto tutti i sei ordigni”.

Secondo Credendino le risorse della Marina sono sufficienti “ma per un periodo limitato. Questo sforzo può durare per tre‐quattro anni, non oltre”. Per questo ci vorrebbero i novemila uomini in più. Invece sulle navi “non vedo problemi. È appena entrato in servizio il Trieste, che aumenta sensibilmente le nostre capacità di intervento anfibio. Può trasportare più mezzi, più truppe da sbarco e pure gli aerei F35B: può andare ovunque nel mondo e gestire per sei mesi un´operazione ad alta intensità. Dal 2029‐30 arriveranno pure le navi anfibie più piccole che sostituiranno la classe Santi. Ed è stata decisa la costruzione delle altre fregate Fremm Evo, dei pattugliatori e dei cacciatorpediniere Ddx. Stiamo già lavorando ai progetti della generazione successiva: potrebbe essere dotata di propulsori nucleari, grazie alla tecnologia dei nuovi reattori, sia per i caccia che per i sottomarini”.

Sulla proposta di Trump di ritirare le forze Usa dall´Europa per lasciare la difesa agli europei: “Quando l´amministrazione Obama ha spostato il baricentro nell´Indo‐Pacifico, il Mediterraneo è rimasto senza portaerei Usa: in futuro potrebbe accadere in maniera più strutturata. Per noi un mare insicuro è un mare costoso: la nostra economia dipende dalla capacità di tenere libere le linee di comunicazione navali. Il Mar Rosso lo ha fatto capire: i raid degli Houti hanno dimezzato il transito dei mercantili. Quando le portacontainer fanno il periplo dell´Africa e arrivano a Gibilterra, perché devono entrare nel Mediterraneo? Si rischia che vadano direttamente nei porti del Nord Europa. Gli armatori e i pescatori possono lavorare in sicurezza solo perché li proteggiamo ma proprio la missione Ue e quella internazionale per difendere la libertà di navigazione dagli attacchi degli Houti dimostrano che nessuno può fare da solo: per questo auspico un maggiore impegno dell´Unione europea”.

-Foto Ipa/Agency-
(ITALPRESS).

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