
ROMA (ITALPRESS) – L’annuncio shock di Trump di voler sfilare le forze statunitensi dalla NATO, per concentrare le proprie attenzioni all’Indo-Pacifico, ha suscitato perplessità e soprattutto aperto ipotesi di diversi scenari. In particolare si sta cercando di capire quanto il resto della NATO sia realmente vulnerabile e se sia in grado di affrontare la minaccia russa senza il solido sostegno che gli Stati Uniti hanno sempre fornito ai suoi Stati membri.
“Sulla carta, la forza militare della NATO europea si confronta abbastanza bene con i russi in tutti i settori, ma questa forza sulla carta è ingannevole”, ha dichiarato William Freer, ricercatore in sicurezza nazionale presso il Council on Geostrategy, con sede nel Regno Unito.
La strategia di combattimento europea all’interno della NATO si basa su fattori abilitanti (ricognizione, intelligence, rifornimento aereo e logistica), che gli Stati Uniti forniscono da tempo agli europei, secondo Freer. “Gli stati della NATO nel continente hanno poca esperienza nell’operare senza gli Stati Uniti – ha aggiunto -, per non parlare del fatto che potrebbero avere difficoltà a posizionare rapidamente le forze dove necessario e a reintegrare le perdite in uno scenario di combattimento. Il Canada, pur essendo parte integrante dell’ombrello di difesa aerea americano, è ancora una delle poche nazioni della NATO a non aver raggiunto l’obiettivo del 2% del PIL per le spese di difesa”.
L’Europa ha comunque dei punti di forza e uno di questi è “la potenza aerea”. La NATO risentirà sicuramente la carenza delle potenzialità aeree americane (che rappresentano oltre la metà di tutti i jet dell’Alleanza), ma sopperirebbe “perché ha mezzi avanzati e professionalità più capaci e meglio addestrate” di quelle russe.
Gli Stati europei della NATO utilizzano vari modelli di caccia avanzati, tra cui gli F-35, i Rafale di produzione francese, i Gripen svedesi e gli Eurofighter Typhoon. Douglas Barrie, senior fellow per l’aerospazio militare presso l’International Institute for Strategic Studies (IISS), un importante think tank britannico, in un recente commento ha fatto presente che “circa la metà dei velivoli rimasti sono di fabbricazione americana. Il problema non è che le soluzioni non sono disponibili, piuttosto che nessuno Stato membro europeo ha ancora investito nella necessaria combinazione di velivoli, armi, addestramento specialistico e mezzi di supporto, anche se alcuni stanno facendo progressi in questo campo”.
Però i membri europei della NATO hanno “un numero di gran lunga inferiore” di aerocisterne per fornire capacità di rifornimento aria-aria rispetto all’aeronautica statunitense, ha detto Barrie.
L’Europa ha programmi a lungo termine come il Global Combat Air Programme (GCAP), una joint venture tra Regno Unito, Italia e Giappone per la fornitura di jet da combattimento di sesta generazione che entreranno in servizio tra 10 anni. C’è un certo dibattito sul futuro del programma, anche perché il Regno Unito sta per concludere la sua Strategic Defence Review.
L’aeronautica russa porta le cicatrici di oltre tre anni di guerra in Ucraina e i suoi aerei da combattimento sono stati a lungo bersagli pregiati per le difese aeree di Kiev. Anche se in genere viene dipinta come una forza aerea sottotono in Ucraina, la forza aerea russa sarebbe comunque temibile. La Russia dispone di 449 aerei da combattimento e da attacco al suolo, compresi i Su-34 che sono stati ampiamente utilizzati contro l’Ucraina e una manciata di jet stealth Su-57, che sono stati in gran parte tenuti lontani dalla guerra. Secondo l’IISS, Mosca dispone anche di altri 220 aerei da combattimento e 262 jet d’attacco.
La guerra in Ucraina ha colpito duramente le forze terrestri della Russia. Il mese scorso l’IISS ha dichiarato di ritenere che Mosca abbia perso 1.400 dei suoi carri armati principali nel 2024, oltre a più di 3.700 altri veicoli corazzati.
In totale, secondo il think tank, la Russia ha perso circa 14.000 carri armati e veicoli blindati dal febbraio 2022, con numeri che ha definito “sconcertanti”. L’agenzia investigativa olandese Oryx, che cataloga le perdite verificate visivamente, ha dichiarato che Mosca ha perso almeno 3.786 carri armati.
La Russia si è affidata alle attrezzature dell’era sovietica, recuperando vecchi carri armati dai depositi e persino dai musei e modificando i veicoli laddove possibile. Secondo l’IISS, la Russia ha ristrutturato e costruito più di 1.500 carri armati principali e 2.800 veicoli blindati nel 2024. Ma le scorte della Guerra Fredda sono limitate e si stanno lentamente esaurendo.
“L’equipaggiamento rimanente potrebbe consentire alla Russia di sostenere l’attuale tasso di perdita nel breve termine, ma un numero significativo di queste piattaforme richiederebbe una profonda e costosa ristrutturazione”, ha affermato l’IISS. Ma anche una volta esaurite le vecchie scorte, la Russia sarebbe probabilmente in grado di ricostruire i suoi effettivi nel medio e lungo termine.
Secondo le stime del governo britannico, all’inizio del 2024 la Russia era in grado di produrre circa 100 nuovi carri armati all’anno. Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato nel febbraio 2024 che la produzione nazionale di carri armati è quintuplicata in due anni, anche se gli esperti occidentali dubitano che i carri armati che escono da queste linee di produzione siano all’altezza.
Secondo i dati dell’IISS, la Russia possiede 2.730 carri armati principali, dai vecchi T-55 ai T-80 aggiornati, anche se i modelli più vecchi sono probabilmente in deposito. Inoltre, ne ha quasi altri 3.000 in vari stadi di preparazione nelle scorte.
Regno Unito, Francia, Italia e Germania insieme hanno meno di 900 carri armati principali di vario tipo, secondo i dati dell’IISS. La Polonia, che ha accelerato la spesa per la difesa, ha più di 660 carri armati principali, mentre le scorte della Grecia si avvicinano a 1.400 unità. La Romania, che condivide pezzi di confine con l’Ucraina, ha circa 377 carri armati principali. Il Canada ha solo 74 carri armati principali, secondo i dati dell’IISS.
L’Europa ha promesso molti dei suoi carri armati allo sforzo bellico di Kiev. Il governo tedesco ha dichiarato che Berlino ha consegnato all’Ucraina 140 veicoli da combattimento per la fanteria Marder, 66 veicoli corazzati per il trasporto di personale e più di 100 carri armati Leopard 1 nell’ambito di un progetto congiunto con la Danimarca. La Germania ha anche inviato una manciata di carri armati Leopard 2, più moderni.
L’Unione Europea sembra impegnata ad aumentare la spesa per la difesa (il piano “riarmare l’Europa della Von der Leyen) e gli investimenti nell’industria continentale della NATO, piuttosto che affidarsi al complesso militare-industriale statunitense.
La marina russa, poi, è enorme, composta da quattro flotte principali più la Flottiglia del Mar Caspio. Solo una, la flotta del Mar Nero, è stata significativamente colpita dalla guerra in Ucraina. Mosca ha accesso, soprattutto attraverso la Flotta del Nord, a 51 sottomarini, tra cui 12 sottomarini con missili balistici e 10 sottomarini con missili guidati. Mentre la flotta russa di superficie è meno imponente e conta una sola portaerei, attualmente non operativa, il Cremlino dispone di un’imponente flotta sottomarina.
Gli Stati europei della NATO hanno in genere una manciata di sottomarini di diverso tipo: Germania e Norvegia ne hanno 6 a testa, la Grecia altri 10, l’Italia 8, la Polonia 1, la Svezia 4 e i Paesi Bassi 3.
Ci sono anche domande senza risposta su come l’aviazione navale e i sistemi missilistici basati a terra vicini a una costa potrebbero avere un impatto su una possibile battaglia, soprattutto se combattuta nei mari che circondano l’Europa e lontano dal territorio russo. Inoltre, non è chiaro quanto velocemente e facilmente la Russia sarebbe in grado di portare i suoi sottomarini e le sue navi di superficie in un determinato luogo per affrontare le ipotetiche forze della NATO.
Il Regno Unito e la Francia sono gli unici membri della NATO (oltre agli Stati Uniti, ça va sans dir), a disporre di armi nucleari, la maggior parte delle quali sono lanciate da sottomarini. La marina francese ha quattro sottomarini con missili balistici che trasportano testate nucleari, mentre il Regno Unito ha 10 sottomarini, quattro dei quali trasportano missili ad armamento nucleare.
Londra sta sviluppando la classe di sottomarini Dreadnought, che sostituirà i sottomarini Vanguard, attualmente incaricati del deterrente nucleare del Paese, all’inizio del 2030. Ma ci sono “preoccupazioni di lunga data per la manutenzione e la disponibilità della flotta sottomarina [britannica], oltre a carenze di manodopera e di competenze nel servizio sottomarino”, ha osservato all’inizio di quest’anno un documento di ricerca parlamentare del Regno Unito.
Da considerare che la Russia possiede il più grande arsenale nucleare del mondo, superando di poco gli Stati Uniti. Collettivamente, Mosca e Washington controllano circa il 90% delle armi nucleari globali, suddivise in armi nucleari strategiche e tattiche. Le armi nucleari britanniche e francesi ammontano a una frazione dello stock russo, con meno di 300 testate ciascuna. Inoltre non è chiaro in quali circostanze Londra e Parigi userebbero le loro armi nucleari in attuazione dell’Articolo 5 della NATO, dato che le armi nucleari di Washington hanno storicamente agito come deterrente principale.
-Foto Ipa/Agency-
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