Inter e Napoli non mollano ma l’Atalanta chiede strada

Cala il sipario sulla Juve disastrata ma è cronaca (bianco)nera. Una pagina di follia mai scritta. Ma il Campionato è un’altra storia.
Come una settimana fa, aspettando Thiago Godot, l’esordio di turno è dedicato all’Inter e al Napoli, conclamate comprimarie al vertice della classifica separate appena da un punto. Hanno giocato per vincere – niente spettacolo – ormai prese soltanto, giustamente, dal sogno tricolore. Vietato criticarle, obbligatorio pensare che non molleranno fino alla fine. Non m’impegno in un pronostico, tanto non ci prendo mai. Anche se l’Atalanta con il poker alla Juve chiede strada.
Come una settimana fa, mi hanno appassionato e divertito il Bologna e la Roma in versione corsara. Italiano conquista la Fatal Verona, Ranieri punisce l’Empoli sbarazzino che gode troppo delle vittorie gloriose, come quella sulla Juve. Poi s’ammoscia. D’Aversa è bravo, l’Empoli ben costruito con lo stile Corsi, ma la squadra è altalenante. Avendo preso il gol di Soulè al primo minuto e lottato inutilmente per i successivi 89 senza combinar nulla, verrebbe da sottolineare la sua povertà offensiva. Ma ragione vuole che si sottolinei piuttosto la miracolosa cura di Ranieri che ha dato alla Roma – oltre ai gol – una difesa capace di “tenere” fino in fondo rischiando il pari solo al 94′ con Konate che sfiora il palo. Questo è lavoro, competenza, passione romana per la Roma già disastrata dall’addio di Mourinho.
Lavoro e non solo il segreto del successo dei rossoblù, finalmente capaci di una vittoria esterna. Italiano è riuscito in poco tempo ad assemblare una truppa di ragazzi meravigliosi come Castro e Dominguez – più l’inossidabile Orsolini e gli ottimi Cambiaghi e Ferguson – fornitagli dal “mago” Sartori che già aveva confezionato un bel Bologna per Motta. A parte la potenza di Inter e Napoli e la sorprendente rimonta del Milan mentre stava travolgendo in caduta il povero Conceiçao, il calcio su cui discutere appassionatamente al bar è per ora quello della Roma e del Bologna.
Poi – dicevo – è arrivata la Juve. Gobba sì, ma perchè piegata dalla sofferenza. Retegui al 29′ (chiamatelo Retegui, non Reteghi, è un cannoniere italiano a tutti gli effetti, speriamo anche per la Nazionale di Spalletti) ha rivelato su rigore sacrosanto la solita Juve che all’improvviso era stata dichiarata “da scudetto”. Nell’attesa del lieto evento – la Rinascita – De Roon al 46′ ha fatto il bis, Zappacosta il tris al 66′, Lookman il poker al 77′ e Gasperini si ritrova sei punti davanti a Motta. E senza le paratissime di Di Gregorio sarebbe stata umiliante manita. A Torino si è in realtà confermata la candidatura tricolore della Dea ma son sicuro che come un giapponese a Iwo Jima ci sarà sempre un critico pronto a combattere (dialetticamente) con e per la Signora anche a guerra finita. E’ l’amore, l’amore…Motta piace tanto. Arriverà a Pasqua?
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