
GORIZIA (ITALPRESS) – La sua voce baritonale, quello stile sobrio nel raccontare quello che succedeva in campo, per tutti il telecronista per antonomasia e, soprattutto, la voce della Nazionale per oltre 15 anni. Alla soglia del suo 87esimo compleanno – avrebbe soffiato sulle candeline sabato – si è spento all’ospedale di Gorizia Bruno Pizzul, icona del giornalismo italiano.
“Aveva sempre l’aspetto di un professore e di un austero gendarme, uno di quelli che stavano di guardia nella piazza del suo paese, Cormons”, lo descriveva qualche anno fa Franco Zuccalà, col quale aveva condiviso tante trasferte al seguito degli azzurri. Friulano doc, tentata senza grandi soddisfazioni la carriera da calciatore – giocò anche con Catania, Udinese e Torres -, dopo la laurea in giurisprudenza e aver insegnato l’italiano a Trieste, vinse il concorso di telecronista entrando in Rai alla fine degli anni Sessanta. La sua prima partita commentata fu uno spareggio di Coppa Italia, Juve-Bologna, l’8 aprile del ’70, la sua prima finale Germania Ovest-Urss 3-0 agli Europei del ’72. Per la Rai ha raccontato le principali partite dei club italiani nelle coppe, compresa la finale dell’Heysel, “la telecronaca che non avrei mai voluto fare”, confessò.
Nelle vesti di conduttore fra “Domenica Sportiva”, “Sport Sera” e “Domenica Sprint”, Pizzul ha però legato la sua carriera soprattutto alla Nazionale, raccogliendo il testimone da Nando Martellini a partire dai Mondiali del 1986. Commenterà le partite degli azzurri fino al 21 agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1), attraversando cinque Coppe del Mondo e quattro Europei, con l’unico suo cruccio di non essere arrivato a raccontare un trionfo come quello di Madrid dell’82 o quello di Berlino del 2006. Ma le Notti Magiche di Italia ’90 sono state accompagnate dal suo timbro inconfondibile: impossibile non pensare ai gol di Schillaci e al cammino degli azzurri fino all’amara semifinale con l’Argentina senza la voce di Pizzul in sottofondo. Lessico forbito, un modo di vivere semplice (non prese mai la patente e preferiva spostarsi col suo “velocipede”, ovvero la bicicletta), è entrato nelle case e nel cuore degli italiani in punta di piedi, diventando quasi uno di famiglia. Anche per questo, per dirla alla Pizzul, “è (stato) tutto molto bello”.
– foto Ipa Agency –
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