Un Napoli bello ma troppo impreciso, tumultuoso sine ratio: realizza al 36′ con McTominay, incassa al 40′ il pareggio dell’Udinese in contropiede di Ekkelenkamp, poi spreca. Tanta energia. Poco cervello. Stasera l’Inter con la Viola, ri-prova di resurrezione. Vogliamo parlare di scudetto? No, c’è ancora tempo.
Qui ormai si parla soprattutto della futura Champions che sarà da domani, con Juventus-Psv, il seguito dell’abboffata di pallone offerta dal 2025. E il peggio deve ancora venire nella sfida-business fra Uefa e Fifa.
Qui ormai – concluso un calciomercato che ha messo a dura prova i bilanci – si parla solo di Champions. Ma non è una storia fra Napoli e Inter? Nooo! Retegui-Mitraglia chiede un’opportunità anche per la Dea. E un posto in Champions lo chiedono anche la Lazio che strazia il Monza e fraternamente gli restituisce la guida di Nesta; la Juventus che suscita l’ira funesta di Fabregas contro la Var…gogna (e dopo poche ore in Turchia l’Adana Demispor abbandona clamorosamente il campo per un rigore inesistente concesso dalla Maledetta al Galatasaray); la Fiorentina che castiga l’Inter nel recupero ed è pronta al bis; il “nuovo” Milan di Empoli, il prodigioso Bologna di Lecce: vogliamo metterci anche la Roma di Ranieri? Massì, sarebbe un miracolo ma il Giubileo può dargli una mano. Otto squadre sognanti fanno la gioia dei narratori – è ormai improprio chiamarli critici – che spandono il loro entusiasmo nei media, a partire dalle tv a pagamento esaltanti i loro stessi prodotti. Se qualcuno, come me, contesta questa presunta Grande Bellezza viene respinto invocando l’anagrafe. Sei vecchio. Altri tempi, i tuoi. Ah, sì, le memorie di un ottuagenario…Sarà, ma almeno datemi il vantaggio di aver visto nascere nel 1962 l’Inter di Angelo Moratti che, assicurando una grande campagna di Allodi a favore di Helenio Herrera, contribuì a farlo diventare Mago nella storica stagione delle Coppe nerazzurre (mentre arriva la notizia del fallimento della Suning di Zhang). E se ancora non mi si capisce, vi dico che negli stessi giorni in cui sedevo a San Siro accanto a Brera andavo in Romagna – precisamente a Lugo – a vedere le riprese di un film di De Sica, “La riffa”, la cui protagonista, Sofia Loren, aveva ventotto anni. Un vulcano di bellezza. Bella anche a novant’anni. Già, come la Champions che ne ha settantacinque. Ma – mi perdoni Sofia – è un’altra cosa…
Scudetto e corsa Champions, tutto ancora in gioco
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