di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – A Washington si è svolta una cerimonia d’inaugurazione in cui non si è celebrato solo il ritorno della presidenza di Donald Trump, ma si è ribaltata anche la storia recente della democrazia degli Stati Uniti d’America che il 6 gennaio di quattro anni fa sfiorò il collasso a causa dell’uomo che oggi, trionfante, torna commander in chief per la sopravvivenza di quelle stesse istituzioni. Il presidente della Corte Suprema John Roberts, ha amministrato il giuramento di Trump nella Rotonda del Campidoglio dove, tra i dipinti con George Washington, attorno c’erano tutti i suoi figli e la moglie Melania. J.D. Vance aveva giurato pochi istanti prima come vicepresidente, davanti a un pubblico dove spiccavano tutti gli ex presidenti e le first lady (tranne Michelle Obama), i tycoon-tech guidati da Elon Musk, i nominati da Trump per il suo Cabinet ma non ancora confermati. Si intravedevano nell’ultima fila, anche due leader mondiali che, invitati da Trump, hanno deciso di partecipare nonostante non fosse tradizione del cerimoniale: il presidente argentino Javier Milei con accanto la premier italiana Giorgia Meloni. Dopo aver giurato sulla Costituzione come 47mo presidente degli Usa, Trump ha pronunciato un discorso in cui in 29 minuti è riuscito a essere tanto divisivo quanto unificatore, contemporaneamente pacifista e belligerante, ottimista e pessimista, conservatore e allo stesso tempo rivoluzionario. Trump ha subito annunciato che, appena entrerà nell’ufficio Ovale, firmerà una serie di ordini esecutivi per fermare subito il decadimento degli Stati Uniti. “L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”, le sue prime parole. “La mia recente elezione è un mandato per invertire completamente e totalmente un orribile tradimento e tutti questi numerosi tradimenti che hanno avuto luogo, e restituire alla gente la sua fede, la sua ricchezza, la sua democrazia e, in effetti, la sua libertà. Da questo momento in poi, il declino dell’America è finito”, ha aggiunto. Trump ha promesso di dichiarare immediatamente un’emergenza nazionale al confine col Messico e di inviare l’esercito a presidiare. Ha detto che porrà fine ai programmi governativi che promuovono diversità, equità e inclusione, dichiarando che negli Usa si riconosceranno solo due generi: “uomo e donna”. Ha annunciato che uno degli ordini esecutivi nominerà il Golfo del Messico come Golfo d’America e ha quindi ribadito che gli Stati Uniti rivogliono il Canale di Panama perché Panama non avrebbe mantenuto i patti concedendo troppo alla Cina. “Lo riprenderemo”, ha proclamato nello speech. Come? Con un’invasione militare? Chissà, però nel suo discorso ha detto che con lui gli Usa “pacificheranno” il mondo mentre continueranno ad allargare il suo territorio (riferimento alla Groenlandia?). Legittimato dagli elettori che lo hanno votato nonostante le incriminazioni e una condanna con 34 capi d’accusa, Trump intende con gli ordini esecutivi iniziare la repressione sull’immigrazione illegale, imporre dazi ai partner commerciali e concedere la grazia ai sostenitori perseguiti per l’assalto al Campidoglio il 6 gennaio 2021. Parlando di come proteggerà gli Usa da migranti illegali che, ha ripetuto, arrivano da “prigioni e istituti mentali”, non ha però detto nulla su un ordine esecutivo che era stato in questi giorni annunciato per togliere il riconoscimento di cittadinanza a chi nasce negli Usa, un diritto riconosciuto dal quattordicesimo emendamento della Costituzione e che, sembrerebbe, Trump è forse stato consigliato di non annunciare, almeno per ora. Ad un certo punto Trump ha ricordato che oggi si festeggia il Martin Luther King Day e ha proclamato che con lui il “suo sogno” diventerà realtà. Ma anche dopo questo passaggio sul leader dei diritti civili, né Biden come Harris o gli ex democratici e first lady si sono alzati per applaudire, nemmeno l’ex presidente repubblicano George W.Bush. L’unica volta che tutti si sono alzati ad applaudire un passaggio del discorso di Trump, è stato quando il 47mo presidente ha parlato degli ostaggi liberati a Gaza. Ancora, Trump ha dedicato ampio spazio al “rilancio” dell’industria dell’energia fossile nelle strategie degli Usa e ripetendo lo slogan “drill baby drill” (“trivella, baby, trivella”), ha promesso che la produzione delle automobile a benzina non sarà più compromessa per favorire la diffusione di quelle elettriche. Poi, in un’altra sala di Capitol Hill, dove c’era una folla che non era riuscita ad entrare, parlando con lo stile dei suoi comizi ha detto ciò che “mi avevano detto che dovevo tener fuori dal discorso” di inaugurazione. Quindi ecco una valanga di accuse, a Nancy Pelosi di essere lei la responsabile delle violenze che accaddero il 6 gennaio 2021 “perché le avevo offerto i soldati da schierare il giorno prima ma lei rifiutò” e poi contro Biden e i suoi “perdoni preventivi”.
E ancora una valanga di accuse a chi, secondo lui, con l’uso politicizzato della giustizia ha cercato di tenerlo lontano dalla presidenza. Biden, dal canto suo, stamane ha addirittura “graziato” preventivamente non solo i politici e personaggi pubblici già minacciati da Trump (come il generale Mark Milley, Liz Cheney e persino Anthony Fauci), ma addirittura i suoi parenti. Aveva perdonato il figlio Hunter Biden alcune settimane fa, già incriminato, quindi oggi ha perdonato il fratello e altri parenti per paura di ritorsioni pochi minuti prima di uscire dalla Casa Bianca. L’America che Trump proclama entrerà nella “Golden Age”, nell’età dell’oro, di sicuro oggi resta invischiata, più che mai spaccata, nelle due “narrative” che delegittimano la sua storia recente. Le fredde strette di mano della cerimonia non hanno scalfito il fatto che per circa metà degli americani oggi rientra alla Casa Bianca un presidente “illegalmente” perseguitato, che è stato derubato di una rielezione e che è potrebbe continuare ad avere il loro pieno appoggio anche se decidesse di andare avanti con la “vendetta”. Dall’altra, lo testimoniano le “grazie preventive” di Biden, c’è un’altra metà degli americani che continua a diffidare di un presidente che potrebbe tornare a mettere in pericolo le istituzioni democratiche per seguire gli istinti autoritari e anti costituzionali, già messi in mostra durante il suo primo mandato. Si è notato come Barron Trump, ultimogenito del presidente, alla fine del giuramento del padre ha cercato di stringere la mano del presidente Joe Biden e della vice Kamal Harris: un gesto che nel gelo di Washington, pur nella sua semplicità, di questi tempi in America appare di alta statura.
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