di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Ed ecco che dopo la raccolta di centinaia di migliaia di firme si apre la prospettiva concreta in parlamento e con il Governo per adottare anche in Italia la legge per la partecipazione dei lavoratori nelle aziende.
L’articolo 46 della Costituzione italiana, approvato nel 1947, sancisce il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione delle imprese. Un principio innovativo, concepito per costruire una società più equa, che però è rimasto inattuato per decenni, soffocato da ostacoli politici e culturali. Oggi, una nuova consapevolezza potrebbe finalmente dare corpo a questa visione, trasformandola in un pilastro della democrazia economica.
Ispirato dalla dottrina sociale della Chiesa e dalle culture umaniste, l’articolo 46 mirava a rendere i lavoratori protagonisti nella vita aziendale. Tuttavia, fin dall’inizio, incontrò resistenze. Le imprese temevano di perdere il controllo, mentre una parte della sinistra vedeva nella partecipazione un pericolo per la propria egemonia politica. Persino figure illuminate come Enrico Mattei, promotore di un modello partecipativo all’ENI negli anni ’50, furono ostacolate da un’opposizione trasversale.
Mentre l’Italia rimaneva immobile, altri Paesi europei traducevano in realtà idee simili. In Germania, la legge sul Mitbestimmung del 1949 integrava i lavoratori nella governance aziendale, creando un sistema economico solido e coeso. La Francia, con il dialogo sociale, dimostrava che la partecipazione può favorire stabilità e crescita. Questi esempi hanno reso la collaborazione un fattore chiave per la competitività e la coesione sociale.
Dopo decenni di immobilismo, qualcosa si muove. La CISL ha raccolto 400.000 firme per una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori. Questo slancio ha trovato finalmente attenzione nelle istituzioni: il Parlamento discuterà la proposta il 27 gennaio, aprendo la strada a una possibile rivoluzione.
La realizzazione dell’articolo 46 potrebbe essere la chiave per affrontare le sfide più urgenti: transizione ecologica, innovazione tecnologica, competitività internazionale e riforma del sistema educativo. Per i lavoratori, significherebbe maggiore stabilità e un ruolo attivo nelle decisioni aziendali. Per le imprese, maggiore produttività e meno conflitti. Per il Paese, un sistema fondato sulla coesione sociale e sul rilancio del “Made in Italy”.
L’attuazione dell’articolo 46 non è solo un atto di giustizia sociale, ma una strategia per ripensare il sistema economico italiano. In un mondo sempre più competitivo, la partecipazione dei lavoratori non rappresenta un’utopia, ma una necessità. L’Italia ha l’opportunità di mettersi al passo con i migliori modelli europei, dimostrando che la collaborazione può essere la chiave per un futuro più prospero e solidale.
Un’Italia che investe nella partecipazione dei lavoratori può diventare un faro per la democrazia economica, rispettando la visione dei padri costituenti e costruendo un sistema in cui il lavoro sia il motore di una società più coesa e innovativa.
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L’attuazione dell’articolo 46 non è solo un atto di giustizia sociale, ma una strategia per ripensare il sistema economico italiano. In un mondo sempre più competitivo, la partecipazione dei lavoratori non rappresenta un’utopia, ma una necessità. L’Italia ha l’opportunità di mettersi al passo con i migliori modelli europei, dimostrando che la collaborazione può essere la chiave per un futuro più prospero e solidale.
Un’Italia che investe nella partecipazione dei lavoratori può diventare un faro per la democrazia economica, rispettando la visione dei padri costituenti e costruendo un sistema in cui il lavoro sia il motore di una società più coesa e innovativa.
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).