America Week – Los Angeles brucia, Biden rinuncia a visita in Italia

Mandatory Credit: Photo by MediaPunch/Shutterstock (15087806f) Sunset Fire erupts in Runyon Canyon Sunset Fire in the Hollywood Hills, Los Angeles, California, USA - 08 Jan 2025

di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “America Week” è l’appuntamento da New York che ogni settimana, su Italpress, vi racconterà notizie e analisi dagli Stati Uniti. Qui analizzeremo quelle notizie significative per capire cosa farà l’America dopo la rielezione di Donald Trump. Apocalittico, biblico. Così in queste ore viene descritto l’incendio alimentato dal Sant’Ana Wind, il vento caldo del deserto, che sta distruggendo interi quartieri di Los Angeles, metropoli con dieci milioni di abitanti e capitale dell’industria dello show business americano. Disastro iniziato martedì mattina, con le previsioni che avvertono che le condizioni del tempo saranno sfavorevoli fino a venerdì. Il fuoco sta devastando quartieri dove vivono comunità di ogni status socioeconomico. Persino Hollywood col suo Sunset Boulevard è stato colpito. Il celebre Museo Getty si è finora salvato dalle fiamme grazie alla sua moderna struttura mentre tutto intorno bruciano le case, dalle più modeste alle ville da milioni di dollari.
Il Presidente Joe Biden, che doveva partire per l’Italia, ha rinunciato al suo ultimo viaggio ufficiale per coordinare gli aiuti federali per la California. Biden, che è il secondo presidente cattolico della storia americana dopo Kennedy, non vedrà quindi Papa Francesco, e neanche la premier Giorgia Meloni e il Presidente Sergio Mattarella. Almeno questa rinuncia toglierà qualche imbarazzo ai due governi dopo la recente visita di Meloni in Florida dal presidente eletto Trump avvenuta a pochi giorni dalla prevista visita di Biden a Roma e soprattutto prima che quest’ultimo sia uscito dalla Casa Bianca.
Proprio il presidente eletto Trump non ha perso tempo per approfittare del disastro di Los Angeles e attaccare sia Biden che il governatore democratico della California Gavin Newsom. Mercoledì sera, mentre a Los Angeles si combattevano le fiamme, con cinque morti e oltre 130 mila persone evacuate, Trump dichiarava che la colpa della tragedia di Los Angeles era tutta delle scelte ambientali della California, “dell’incompetenza e alla cattiva gestione del duo Biden/’Newscum’” storpiando il nome di Newsom con “feccia”. “Non si può nemmeno rispondere a questi attacchi”, ha replicato Newsom, “questo tizio vuole politicizzare anche questo evento. Ho pensato molto a cosa dire, ma non lo farò”.
Secondo senior ricercatore dell’autorevole Council on Foreign Relations, Varun Sivaram, i devastanti incendi in California dovrebbero essere un chiaro promemoria del fatto che gli Stati Uniti subiranno enormi danni economici a causa delle emissioni di gas serra provenienti dall’estero. Fermare queste emissioni rappresenta l’ obiettivo di sicurezza nazionale più importante, ha continuato Sivaram. Ma altro che Cambiamento climatico, la prossima amministrazione Trump pensa che per la sicurezza nazionale in questo momento diventa indispensabile “allargare il territorio” degli Stati Uniti.
Ma prima passiamo a Washington, dove si tengono il funerali dell’ex presidente Jimmy Carter, morto a 100 anni. Il presidente Biden mentre vi parliamo sta tenendo l’elogio funebre. La cerimonia rappresenta il culmine degli onori resi a quel presidente al quale toccò guarire la nazione dopo i traumi dello scandalo Watergate e della guerra del Vietnam nella seconda metà degli anni Settanta. Al funerale presenti tutti gli ex presidenti, quindi Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama e l’ex ora presidente eletto Donald Trump.
Trump pochi giorni fa aveva detto che Carter era un brav’uomo ma da presidente aveva commesso un errore gravissimo restituendo il Canale di Panama, un errore che secondo Trump gli costò la presidenza vinta da Reagan più che la crisi degli ostaggi americani in Iran.
Già Trump a pochi giorni dall’entrata nell’ufficio ovale, ha già annunciato i suoi piani di “espansione” del territorio americano “per ragioni di sicurezza economica e strategica”. Le mire di Trump sono sulla Groenlandia – immenso territorio sotto la sovranità della Danimarca ma anche con un governo autonomo e una popolazione che può decidere di poter “abbandonare” la sovranità danese – così come su Panama, per quel importantissimo canale costruito dagli americani e aperto nel 1914 e poi ceduto al controllo definitivo dei panamensi nel 1999 che però, sempre secondo Trump, non avrebbero rispettato le condizioni del trattato con gli USA. Trump durante una conferenza stampa nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida non ha escluso l’uso militare per raggiungere gli obiettivi.
Trump ha affrontato anche i rapporti col Canada e si è spinto a immaginarlo come 51esimo Stato degli USA. Trump ha anche detto che il Golfo del Messico gli Stati Uniti lo chiameranno con il nome più appropriato di Golfo d’America.
John Bolton, ex consigliere alla sicurezza di Trump e già ambasciatore di Bush all’ONU, ha detto che le questioni su Groenlandia come di Panama sono legittime, ma che Trump rende tutto più complicato parlandone in quel modo e in pubblico.
Già perché Trump ne parla così adesso e così platealmente?
Forse voleva distogliere l’attenzione da certi suoi problemi giudiziari che continuano ad assillarlo? Venerdì è previsto che il giudice Juan Merchan a Manhattan darà la sentenza per la condanna ricevuta da Trump nel processo cosiddetto del “Hush money”, per aver pagato illegalmente la porno star Stormy Daniel. Trump si è appellato alla Corte Suprema per far rinviare ancora questa sentenza che ormai lo fa entrare nella storia come il primo presidente “criminale” alla Casa Bianca.
Inoltre da un momento all’altro potrebbero essere rese pubbliche dal dipartimento di Giustizia le centinaia di pagine dell’inchiesta del procuratore speciale Jack Smith sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Il processo non si terrà più perché dopo l’elezione di Trump lo stesso Smith ha rinunciato. Ma la mossa di rendere pubblica l’inchiesta su cui Smith basava l’accusa a Trump di aver tentato di annullare il risultato elettorale del novembre 2020 fino a provocare la rivolta, potrebbe avere un impatto grave sull’immagine del presidente eletto che intanto dichiara che vuol perdonare i condannati finiti in prigione per i fatti del 6 gennaio.
Ora gli elettori che hanno rieletto Trump alla Casa Bianca non sapevano nulla delle controversie per Panama o Groenlandia, ma molto dei guai giudiziari del leader Maga. Nonostante ciò hanno deciso di votarlo perché lo ritenevano il più adatto a risolvere i problemi dell’America da loro ritenuti i più urgenti: l’economia con i beni di prima necessità sempre più cari, e una immigrazione fuori controllo.
Alla fine di questa settimana invece gli elettori Maga si ritrovano con il loro leader che parla di problemi a loro finora sconosciuti.
Vedremo nei prossimi giorni se Trump certi temi di politica estera li abbia veramente così a cuore da esser pronto a risolverli persino con l’uso delle armi, o se una volta entrato alla Casa Bianca, di colpo ricorderà le ragioni per cui è stato eletto e Panama, come la Groenlandia, spariranno dal suo radar politico.

foto: IPA Agency

(ITALPRESS).

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