di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha rivolto un appello ai sindacati e alle istituzioni, chiedendo un cambio di passo nella gestione della crisi industriale italiana. La necessità di una collaborazione concreta e condivisa è ormai evidente, considerati i segnali di difficoltà che colpiscono molti settori strategici. L’obiettivo è chiaro: rilanciare il tessuto produttivo nazionale e invertire la rotta.
Confindustria non si limita a invocare interventi immediati, ma propone una strategia unitaria che superi le divisioni ideologiche e le logiche di contrapposizione. Questo approccio potrebbe rappresentare un segnale di svolta, invitando politica e istituzioni a superare l’immobilismo che ha rallentato il Paese.
Sono sei i settori chiave identificati per garantire il futuro dell’industria italiana: energia, tasse, educazione, infrastrutture, tecnologie e ricerca. In tutti questi ambiti, l’Italia sconta ritardi significativi rispetto ai principali competitor globali, con gravi conseguenze sulla capacità di attrarre investimenti e stimolare una crescita sostenibile.
Energia. La transizione energetica è cruciale, ma l’aumento dei costi penalizza le imprese, soprattutto quelle dei settori più energivori. Serve una politica che coniughi sostenibilità ambientale e competitività industriale.
Tasse. L’alta pressione fiscale frena le imprese e limita gli investimenti. Una riforma strutturale del sistema fiscale è imprescindibile per liberare risorse e favorire la crescita.
Educazione e ricerca. Formazione e innovazione sono essenziali per competere in un mercato globale dominato dalla tecnologia. Investire nel capitale umano e nella ricerca significa costruire un futuro solido e competitivo.
Infrastrutture. Il divario infrastrutturale, soprattutto nel Sud Italia, rappresenta un freno allo sviluppo. Accelerare la modernizzazione delle reti è una priorità non più rimandabile.
Il presidente di Confindustria ha sottolineato l’importanza di una battaglia sociale e culturale condivisa tra tutte le parti sociali. Solo una maggiore consapevolezza collettiva e un impegno comune possono portare a risultati concreti. Un approccio inclusivo rafforzerebbe l’efficacia delle decisioni politiche e coinvolgerebbe anche la società civile in un progetto di rilancio.
A livello europeo, il piano proposto da Mario Draghi rappresenta un’opportunità unica per rilanciare la competitività del continente e ridefinire il ruolo dell’Europa nei mercati globali.
Tuttavia, per sfruttare al meglio queste possibilità, l’Italia deve superare ritardi e inefficienze croniche, dimostrandosi all’altezza delle sfide.
Il nodo cruciale resta il dialogo tra Confindustria e i sindacati: sapranno unirsi per formulare una proposta condivisa? Solo un confronto serio e costruttivo, supportato da interventi mirati nei settori chiave, potrà garantire il rilancio dell’industria italiana e restituire al Paese il ruolo che gli spetta sul panorama internazionale. L’appello di Confindustria è un punto di partenza: ora la responsabilità è nelle mani di istituzioni, politica e parti sociali.
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