Così Spalletti ha recuperato il tempo perduto

Avanti tutta in Nations League, finalmente, con un’Italia brillantemente recuperata dopo la triste esperienza degli Europei. Spalletti ha sbagliato molto, allora – lo ha confessato – ma bisogna dargli atto (con un bell’applauso) di avere recuperato in fretta il tempo perduto restituendoci un’Italia manciniana – quella campione – se non altro perchè si fa onore a suon di gol Retegui, l’oriundo scoperto da Roberto Mancini. Il resto, tutto del nuovo ct, compresi i magici esordi dei giovani futuribili campioni come Daniel Maldini e Lorenzo Lucca, che ho scoperto ventenne e già azzurrabile a Palermo, in Serie C, nel 2020. Meglio tardi che mai.
C’è voluto tuttavia un rigore al 40′ per un fallo d’area su Tonali per consentire all’ultima Italia spallettiana di andare in vantaggio contro Israele con Retegui, applaudito dai commentatori come se avesse segnato un gol d’alta qualità. In verità il penalty – indiscutibile – ha comunque riassunto lodevolmente le tante occasioni da gol degli azzurri, alcune annullate dall’ottimo portiere Glazer della Stella Rossa, altre da una castigabile fretta nella tentata realizzazione. E infatti il 2-0 che ci manda avanti (anche se per la matematica manca ancora un punticino) è stato segnato di testa da Di Lorenzo (capitano con Donnarumma a riposo) su suggerimento di Raspadori con un calcio di punizione al 54′. Vincitori, dunque, anche se il 2-1 di Abu Fani al 66′ – direttamente da calcio d’angolo, “alla Palanca” – segnala quella affiorante disattenzione che ho già denunciato in Italia-Belgio. Per definire la superiorità azzurra è arrivato al 72′ anche il gol di Frattesi – il più amato di Spalletti – suggerito da Dimarco il gladiatore biondo. Il 3-1 ha consentito al ct di far entrare in campo in un grande evento Maldini III, Daniele figlio di Paolo figlio di Cesare. E la partita diventa favola con il 4-1 di Di Lorenzo che celebra l’evento da Sacerdos Maximus.
Come lo Shakthar Donetsk ucraino ramingo per l’Eurochampions, Israele partecipa alla Nations League lontano dalla sua terra: i suoi giocatori li abbiamo battuti a Budapest, li abbiamo accolti a Udine con manifestazioni antisemite, trasformandoli da calciatori in soldati. Temo che in Uefa e in Figc nessuno ricordasse quel che era successo nell’estate del 1989, quando l’Udinese aveva acquistato dallo Standard Liegi l’attaccante israeliano Ronny Rosenthal senza poterlo utilizzare. Gli ultras locali Hooligans Teddy Boys lo respinsero gridando “all’ebreo”. La scelta di Udine doveva essere evitata non solo per offrire ai calciatori d’Israele un’accoglienza civile ma anche per impedire che la civilissima città di Udine fosse offesa dalla furia di un’altra generazione di imbecilli.
Italo Cucci ([email protected])

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