Motta ha ancora molto da lavorare

Sembrava aver imboccato la via del successo, Thiago Motta, ma forse a Lipsia era andata in onda un’impresa di Champions, non una partita qualunque, pur bella. Lo spettacolo offerto in Germania ha smosso anche John Elkann famiglia, ieri apparso sorridente allo Stadium dopo le ben note amarezze imprenditoriali. Sì, fin troppo bella, quella Juve, per essere quella giusta, in continuità, degna di far paura all’Inter. Perchè siamo daccapo con la sfida ormai secolare l’Odiamata di Torino e la Beneamata di Milano. Doverosamente registrando che Inzaghi può andar fiero di una settimana santa con tre vittorie e 10 gol, un’ottobrata solare. Ma intanto spieghiamo Lipsia, frutto di motivazioni straordinarie accumulate dopo languidi pareggi e un solo vanto, non aver mai preso gol. Non è una novità. L’impegno europeo – soprattutto se si creano le situazioni di Lipsia, dominate da emozioni – produce miracoli psicologici e fisici per l’occasione esaltati clamorosamente da Vlahovic e Conceiçao. Tutti abbiamo cantato lodi alla Signora, ed ecco che il Cagliari c’è l’ha restituita nella sua banale realtà di campionato, alla ricerca del meglio e con la perduta verginità – il gol preso su rigore firmato da Ravan Marin – Vlahovic riazzerato, Conceiçao espulso per frustrazione. Ho passato una vita a contestare piagnoni e soccorritori impegnati a dire che non aver da giocare Coppe è un vantaggio, ho anzi sempre sostenuto che impegni di qualità raddoppiano le energie e fanno nascere squadre di qualità. E invece, dopo l’avvento di questa Superchampions/Superlega mi sento di dire beato il Napoli che sta ritrovando la sua verve, la sua sicurezza e i suoi gol con Conte che ha un solo pensiero, il campionato. Al punto che conoscendone le virtù quand’è sereno si può scommettere che vuole uno scudetto anche a Napoli, come a Milano, per diventare il più grande. Morale della favola, Motta ha ancora molto da lavorare seppur abbia già esibito una rispettabilissima Juventus. Se fosse ancora a Bologna questo ritmo sarebbe gradito da una città canterina. A Torino ti chiedono di più. Ad esempio prepararti a dovere per il 27 ottobre, quando dovrai andare a Milano per incontrare l’Inter.
In formato minore – e con cura sentimentale – mi vien da rappresentare la situazione del Bologna fatalmente richiamata da Motta. Coraggioso in casa con lo Shaktar, addirittura audace a Liverpool nonostante la sconfitta, è ritornato a Bologna produttore di nulla, e se c’è stata partita lo si deve al Parma. Pecchia mi è sembrato più avanti di Italiano. Provi a mostrare al Dall’Ara il cuore esibito a Anfield.

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