ROMA (ITALPRESS) – “Da mesi è in corso una enorme pressione sul popolo serbo in Kosovo, che costituisce la maggioranza assoluta nel nord di questo territorio. Tutto è iniziato con la presa illegale, da parte di partiti albanesi leali al primo ministro Albin Kurti, di quattro comuni nel nord dove vivono oltre il 95% di serbi. In quell’area governano sindaci che hanno solo il 3% dei consensi dei cittadini. Si stanno effettuando arresti con false accuse di crimini di guerra. Sono state chiuse tutte le istituzioni finanziarie attraverso cui i serbi potevano ricevere stipendi e pensioni. È stato vietato l’import di merci dalla Serbia, chiuse le poste e le banche serbe. La polizia kosovara negli ultimi giorni ha arrestato cittadini pacifici e ha usato violenza contro di loro durante la detenzione. Si stanno creando condizioni insopportabili con il chiaro obiettivo di far sì che anche l’ultimo serbo lasci il territorio in cui vive da mille anni”. Così Jovan Palalic, membro del Parlamento serbo e presidente del gruppo di amicizia Serbia-Italia, in un’intervista alla Italpress.
“La politica del governo di Pristina è quella di pulire etnicamente il Kosovo, in modo pacifico, attraverso una politica di violenza e paura, creando condizioni di vita insostenibili.
I serbi in Kosovo e lo stato serbo fanno appello a tutta l’Europa affinché presti attenzione a questo vero e proprio ghetto nel cuore del Continente, affinché le istituzioni europee intraprendano azioni più concrete nei confronti delle autorità kosovare per porre fine immediatamente a questa politica di persecuzione e tornare al dialogo con la Serbia”, sottolinea Palalic. “Ricordo che la Serbia ha adempiuto ai suoi obblighi contrattuali assunti con gli accordi con Pristina nel 2013, di cui garante è l’Unione Europea. Se le autorità di Pristina pensano che in questo modo costringeranno la Serbia a riconoscere la loro secessione illegale, ciò non accadrà mai, poiché, secondo il diritto internazionale e la Costituzione, il Kosovo è parte della Serbia. Tuttavia, queste divergenze sullo status del Kosovo non possono impedire che la vita quotidiana delle persone si svolga in modo civile e non violento, in un’Europa che ha unito tanti popoli in una pacifica convivenza. Proprio questa è la politica della Serbia: che le persone in Kosovo e in tutto il Balcani vivano in pace e collaborazione e che tutti, sia i serbi che gli albanesi in Kosovo, attraverso un compromesso sostenibile, abbiano diritto a un futuro felice in Europa”, sottolinea.
“A causa di questa atmosfera pericolosa, che rischia di degenerare in tensioni ancora maggiori, il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha chiesto innanzitutto all’Unione Europea che l’intero processo torni al punto di partenza. La Serbia richiede elezioni democratiche nel nord del Kosovo. Per garantire la sicurezza dei serbi, il presidente Vucic ha richiesto che i serbi tornino a far parte della polizia e della magistratura. Quando queste condizioni, che esistevano prima, saranno soddisfatte, allora la Serbia tornerà al dialogo come parte seria e responsabile. Personalmente, rivolgo un appello all’Italia, che con la nuova e attiva politica balcanica del governo di Giorgia Meloni ha espresso chiaramente l’ambizione legittima di giocare un ruolo costruttivo come mediatore imparziale. L’Italia potrebbe contribuire al rapido ritorno della parte di Pristina al vero dialogo, con i passi diplomatici necessari e giusti, che porteranno alla fine di questa pericolosa, violenta, antidemocratica e antieuropea politica contro i serbi. Non è possibile immaginare e costruire un’area balcanica stabile ignorando costantemente i diritti fondamentali dei serbi e umiliando la Serbia, il più grande e antico stato della regione”, conclude Palalic.
(ITALPRESS).
-Foto: fonte Jovan Palalic-
Palalic “Per stabilità dei Balcani non ignorare diritti della Serbia”
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