PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – Dopo una notte insonne, le Fate d’Argento si godono il Villaggio Olimpico, tra gli applausi e i sorrisi degli altri atleti. I nomi di Alice D’Amato, Giorgia Villa, Elisa Iorio, Angela Andreoli e Manila Esposito entreranno negli annali come quelli delle Piccole Pavesi, le atlete tesserate per la Ginnastica Pavese 1879 che nel 1928 vinsero la prima medaglia al femminile del Coni ai Giochi Olimpici: Bianca Ambrosetti, Lavinia Gianoni, Luigina Perversi, Diana Pizzavini, Luisa Tanzini, Carolina Tronconi, Ines Vercesi, Rita Vittadini e Luigina Giavotti. Quest’ultima aveva 11 anni ed è tuttora la più giovane medagliata della ginnastica di tutti i tempi.
Sulla rincorsa dei 25 metri della Bercy Arena c’è Manila Esposito, classe 2006, la cucciola dell’intera missione Coni a Parigi ma la regina d’Europa della ginnastica artistica femminile. Originaria di Torre Annunziata, con papà Alfonso e mamma Margherita sugli spalti, accanto a Camilla Ugolini, la coach che l’ha cresciuta a Civitavecchia, prende lo slancio e corre, sfrecciando su quella pedana color Tiffany briffata Parigi 2024, e al termine del suo Yurchenko con due avvitamenti incassa il primo 14.166 (D. 5.000 E. 9.166), in linea con quanto aveva fatto in qualifica. Anzi, ad essere pignoli, 33 millesimi in più: quel quid che fa tendenza. Con Elisa Iorio out, l’unico altro doppio avvitamento è di Alice D’Amato. “Madame cinque finali olimpiche” (tante ne ha conquistate la poliziotta di Genova e come lei nessuna mai, nella storia Federginnastica) arriva abbondante ma, al contrario del 28 luglio, il suo punteggio non può essere scartato. Il 13.933 (D. 5.000 – E. 8.933) comunque non è paragonabile al 13.200 del Q1, anzi dà un’ulteriore spinta all’Italdonne. Il boato del pubblico accompagna il salto di Simone Biles che con un Cheng, rondata flic mezzo più uno e mezzo avanti, arriva a sfiorare il 15. Dopo la stella texana tocca all’altra baby azzurra, Angela Andreoli, di cinque mesi “più vecchia” di Manila. In mondovisione il neo caporal maggiore dell’Esercito Italiano esegue il suo Yurchenko con un avvitamento e mezzo, esercizio che, se da un lato parte da meno rispetto ai doppi delle compagne, lei esegue in maniera molto pulita. Quasi da farlo sembrare semplice. Il 13.566 (D. 4.600- E. 8.966) della bresciana ci porta a quota 41.665. Qualche spicciolo in più in tasca rispetto al 41.632 del concorso di ammissione, la gara che ci aveva condotto al secondo posto. E senza la Iorio è tanta roba. Alle parallele Giorgia Villa. Il suo esercizio è stato di poco superiore a quello scartato in qualifica, un decimo in più che comunque ha fatto legna. Dopo sale Alice D’Amato. Casella dichiarerà, dopo, in zona mista, che nemmeno lei ha ancora capito quanto sia forte. Ce ne mostra uno scampolo nella specialità che domina da due anni, in Europa. Uscita con doppio salto avanti et voilà, 14.633 (D. 6.300 E.8.333). Chiude Elisa Iorio, che conclude atterrando come un fenicottero, quasi su una gamba, e scende dal palco zoppicando. I trattamenti del mago Salvatore Scintu hanno funzionato e la routine della Iorio si chiude con un altro doppio avanti. Il 14.266 (D. 6.300 – E.7.966) è di un decimo inferiore al punteggio di domenica, però vale il doppio, perchè è servito a battere le avversarie e la sfortuna. Al giro di boa l’Italdonne conta altri 42.665 punti e si riprende la seconda fila, alle spalle degli Stati Uniti, che fanno gara a sè. Casella cala gli assi e dopo aver risparmiato Manila alle parallele la lancia con una rondata flic, salto smezzato, salto smezzato sull’attrezzo di cui è la numero uno del Continente. Manila bissa il 13.966 (D. 5.800 E. 8.166) delle qualificazioni, con una prestazione leggermente meno precisa sostenuta da un tasso di difficoltà maggiore (5.8 contro 5.6). La sicurezza che ostenta sulla “balance beam” è impressionante, anche sul triplo giro in accosciata. E lo è ancora di più, impressionante, che la ostenti, quella stessa calma, pure chi la segue. Alice D’Amato conclude la sua routine con un salto teso con due avvitamenti e mezzo e ci regala un altro 13.933 (D. 5.600 – E. 8.333). Georgia-Mae Fenton e, soprattutto, Rebecca Downie con il suo 14.933, stanno portando il Team GB in paradiso. Ma niente paura, Angela Andreoli ottiene 13.300 (D. 5.600 – E. 7.700) con l’uscita in Tsukahara che è un marchio di fabrica. Le “Fairy Five” collezionano il totale di 41.199, inferiore soltanto a Stati Uniti e Canada. Il millesimo in più rispetto al Q1 testimonia quanto sia solida la squadra dell’Accademia di Brescia. All’ultimo giro, le azzurre hanno un bel vantaggio. Al corpo libero comincia Manila Esposito che però sbaglia: sulla diagonale della rondata con flic e teso con due avvitamenti e mezzo, mette una sola mano in terra sul teso avanti che viene considerata caduta. Il 12.666 (D, 5.100 E.7.666) con un decimo di penalità per un piede fuori fa suonare una sirena. Il 13.466 (D. 5.600 E.7.966) di Alice è un pò più fiacco del 13.700 di due giorni prima. E’ normale, le gambe tremano per la stanchezza e per l’emozione. All’orizzonte c’è un traguardo che manca da 96 anni. Doveva nascere lei, il 6 giugno 2006, per renderlo possibile. La diavoletta bresciana si supera, si sublima, si esalta al ritmo di “We are Justice” di Gabriel Saban e il sontuoso 13.833 (D. 5.900 E. 7.933) è una sentenza che porta l’Italia in paradiso: 165.494 il totale sui quattro attrezzi. E’ argento, dietro alle marziane stelle e strisce, un pò come se fosse l’oro dei terrestri.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Le Fate si godono l’argento olimpico, solo le marziane Usa meglio
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