BARI (ITALPRESS) – Nel 2023 l’economia pugliese ha rallentato. Lo attesta il documento “L’economia della Puglia” presentato a Bari nella sede della Banca d’Italia, tra gli altri, dal direttore Sergio Magarelli. In particolare, secondo le stime dell’indicatore trimestrale delle economie regionali (Iter) l’attività economica è aumentata dello 0,7% a prezzi costanti, un dato di poco inferiore a quello nazionale (0,9%). La crescita, più intensa nel primo trimestre, si è sostanzialmente arrestata nei mesi successivi.
Relativamente al settore industriale, il suo valore aggiunto nel 2023 si è contratto dell’1,1% a prezzi costanti. L’andamento degli investimenti è stato invece negativo. Nelle costruzioni il valore aggiunto ha continuato a crescere (3,4% a prezzi costanti), benchè in misura molto meno intensa dei due anni precedenti. Il segmento residenziale ha risentito del minor ricorso agli incentivi fiscali per l’efficientamento energetico e del calo delle compravendite di abitazioni (-11,2%); i prezzi delle case sono rimasti sostanzialmente stabili. Il comparto delle opere pubbliche ha invece tratto vantaggio dal progredire della spesa per l’attuazione degli interventi del Pnrr.
Nel terziario il valore aggiunto ha rallentato (1,1% a prezzi costanti; 5,9% nel 2022): il commercio ha risentito dell’indebolimento della dinamica dei consumi che ha beneficiato solo in parte dell’andamento favorevole del settore turistico. Nel comparto agricolo sono cresciute le produzioni di cereali e di coltivazioni ortive, mentre è calata la produzione regionale di vino e uva.
Per quanto riguarda il lavoro, nel 2023 l’occupazione è cresciuta del 2,1%, con minore intensità rispetto al 2022. Nell’ultimo triennio, l’andamento ha permesso di superare i livelli precedenti alla pandemia di circa 76.600 unità (6,3%), attribuibili per circa la metà ai servizi, per un oltre un terzo alle costruzioni e per poco più di un decimo all’industria. Anche l’offerta di lavoro è cresciuta (1,4%), mentre il tasso di disoccupazione è diminuito all’11,6%, rimanendo circa 4 punti percentuali superiore alla media italiana. Il dato continua a risultare particolarmente elevato per le donne e per i giovani fino a 34 anni (15,4% e 20,8% rispettivamente).
Nel 2022 il tasso di immatricolazione dei giovani residenti in Puglia era del 52%, in crescita di 7,2 punti percentuali dal 2010. Il tasso di immatricolazione si riduce al 39,4% se si considerano solo gli iscritti negli atenei in Puglia. La difformità tra i due indicatori è ascrivibile all’alta mobilità: uno studente pugliese su tre si iscrive infatti in atenei fuori regione.
L’evoluzione demografica, la mobilità e i più alti tassi di abbandono concorrono a spiegare la scarsa accumulazione di capitale umano che si osserva in regione. Nel 2023 l’incidenza dei laureati tra i giovani nella fascia d’età 25-34 anni era del 22,8% (30,6 e 43,1 nella media italiana ed europea).
Nel 2023 secondo l’indicatore ITER-red, il reddito disponibile delle famiglie pugliesi è rimasto stabile in termini reali. L’andamento ha mostrato segni di miglioramento negli ultimi mesi dell’anno per il calo dell’inflazione. La brusca contrazione dei consumi avvenuta durante la pandemia ha comportato un eccesso di risparmio rispetto ai valori storici stimato a circa 5,4 miliardi di euro annui nel biennio 2020-2021 (1.300 euro pro capite; 9% del reddito disponibile medio annuo), che è stato poi riassorbito nel biennio successivo.
Capitolo banche: nel 2023 il maggior utilizzo dei canali digitali si è accompagnato a un ulteriore ridimensionamento della rete regionale degli sportelli bancari (24 unità in meno rispetto a fine 2022). Alla fine del 2023 erano presenti 24 sportelli ogni 100mila abitanti, un valore inferiore a quello italiano e di poco superiore nel confronto con il Mezzogiorno. Negli ultimi 10 anni il numero di sportelli in rapporto ai residenti si è ridotto del 25% in regione, meno che in Italia (-33%) e nel Mezzogiorno (-29%).
“L’inflazione – spiega Magarelli – è stata particolarmente cattiva con le famiglie in situazione di maggior disagio, perchè ha toccato prima di tutto la parte energetica, poi anche alcuni dei prezzi di prima necessità. Questo ha pesato sulle famiglie che dedicavano a tali consumi una quota notevole del proprio debito. Noi abbiamo una condizione strutturale che sicuramente ci pone in un divario non positivo con il resti d’Italia e d’Europa. Tale divario non è incolmabile, anzi. Una direzione che l’economia pugliese come anche un pò quella del Paese ha intrapreso è quella del colmare questo divario”.
“Quando dicevamo – prosegue Magarelli – che la Puglia si stesse preparando al balzo e si stesse caricando in vista della prova, intendevamo che essa aveva rallentato vistosamente, come aveva fatto tutto il Paese. Di fatto ha però rallentato l’intera economia mondiale. E’ anche un momento di grande transizione: abbiamo visto quelle che interessano da più vicino il nostro tessuto, ovvero quella ecologica, quella sociale e, soprattutto, quella tecnologica”.
– Foto: xa2 –
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