Da venerdì a iersera, maldigerite alcune presunte partitissime, invoco Franco Califano straordinario opinionista del campionato. Vista giocare la Roma contro un Napoli che comunque annaspa “tutto il resto è noia”. Non solo: “E venerdì comincia la mia attesa/Sempre così quanno giocamo in casa/Fino a domenica sò come ‘n omo in coma/Me pò resuscità solo la Roma”. La butto in musica perchè gli eroi della domenica sono Dybala e Abraham, gli eroi di De Rossi che sta per cogliere – dopo il trionfale successo di Simone Inzaghi – la palma di miglior allenatore della stagione insieme a Thiago Motta che ieri si è dovuto accontentare di un pareggio con l’Udinese e si trova con il Bologna dei miracoli – e di Saelemaekers- ad affrontare due sfide europee: con la Juve che lo precede – giusto per poter orgogliosamente finire davanti alla Signora – e la Roma che lo insegue. Anche se il premio ranking dovrebbe accontentare almeno cinque squadre. Forse sei.
La cosiddetta partitissima Juventus-Milan di sabato, invece, è stata un affronto a chi ha pagato il biglietto. Do atto alla Juve di averci provato ma come può Vlahovic lamentarsi di essere sostituito quando riesce a sbagliare gol elementari? Come può Chiesa contestare il tecnico che lo usa “da riserva” quando anche il suo ingresso non cambia nulla? Come puoi non vincere con il Milan spompato e senza idee? Ho visto così tanti “quasi gol” che ho subito pensato: questa era la partita ideale per Nicolò Carosio. Il festoso match nerazzurro, domenica all’ora di pranzo, ha sottolineato la distanza tecnica fra l’Inter – laureata con cinque giornate d’anticipo – e il resto della compagnia. Senza trovare peraltro una decisa opposizione da parte dei granata. Due botte e via. Caro vecchio Toro, quanto mi manchi.
E allora fatemi riprendere un argomento che mi sta a cuore da decenni, da quando non siamo più riusciti a produrre il più bel calcio del mondo, da quando Carlo Tavecchio mi garantì la riforma del campionato a 18 e trovarono una scusa meschina per cacciarlo. E intanto s’alza al cielo un altro lamento: giochiamo troppe partite, i calciatori sono esausti e la fine del campionato presenta una desolante zona retrocessione le cui partite si intravvedono spesso il venerdì o il lunedì. Nel frattempo l’Europa di Ceferin moltiplica gli eventi. Che goduria! Sapete quante squadre potrebbe avere l’Italia il prossimo anno nelle coppe europee? Una decina. Non vi (mi) annoio con tutti i calcoli nè garantisco di essere preciso ma oggi la Serie A potrebbe aver diritto a sei formazioni in Champions, due in Europa League e una in Conference League. Che bello! Che bravi! Che feste faremo! E a nessuno viene in mente che con un’Europa tanto impegnativa – e economicamente generosa – varrebbe la pena di ridurre il campionato a 18 (magari a 16!) per risparmiare energie. E migliorare il prodotto. Come quando la Juve, il Milan e l’Inter vincevano stelle di prima grandezza. Ma anche l’Ascoli e il Perugia facevano bella figura.
Ci vorrebbe un campionato a 18 squadre
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