di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Ha perso questa volta Trump? Dipende dall’interpretazione che si vuol dare alla decisione del giovane giudice Scott McAfee (solo da un anno in attività) della Corte superiore della contea di Fulton, Stato della Georgia, che venerdì 15 marzo ha forse pronunciato la sentenza più importante della sua vita. McAfee ha stabilito che il procuratore distrettuale della contea, Fani Willis, non avrà bisogno di dimettersi dal perseguire il caso di alto profilo contro l’ex presidente Donald Trump e altri 14 imputati (compreso l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani), incriminati con l’accusa di aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali 2020 in Georgia. Però, ha anche detto il giudice, il procuratore speciale assunto da Willis e suo ex amante, Nathan Wade, dovrà essere escluso dal caso. Wade è un avvocato esterno assunto da Willis e il suo abbandono del caso consentirebbe di proseguirlo senza alcun ritardo. Se invece Willis decidesse di farsi da parte, il suo intero ufficio sarebbe escluso dal caso, e i tempi si allungherebbero.
Il giudice ha ritenuto che anche se il conflitto di interessi non fosse stato dimostrato, l’apparenza di irregolarità sussiste perché “un conflitto percepito agli occhi ragionevoli del pubblico minaccia la fiducia nel sistema legale stesso”. Ma il rimedio per un problema di aspetto, ha concluso il giudice, non è la squalifica. Per porre rimedio al problema dell’apparenza, causato dalla relazione, una delle parti deve abbandonare il caso, afferma il giudice. Willis e Wade avevano testimoniato che la relazione romantica era già finita nell’estate del 2023. “La spiegazione palesemente poco convincente di Wade per gli interrogatori imprecisi che ha presentato in attesa del divorzio (è stata la moglie di Wade a rivelare la relazione del marito con Willis…) indica la volontà da parte sua di nascondere ingiustamente la sua relazione con il procuratore distrettuale.” Allo stato attuale, “membri ragionevoli del pubblico” potrebbero continuare a chiedersi se ci sia un vantaggio finanziario o una relazione romantica continuata, ha scritto il giudice nella sua decisione. “In altre parole, un estraneo potrebbe ragionevolmente pensare che il procuratore distrettuale non stia esercitando il suo giudizio professionale indipendente e totalmente esente da influenze compromettenti. Finché Wade continuerà a occuparsi del caso, questa percezione non necessaria persisterà”. Gli avvocati di Trump hanno subito dichiarato: “Pur rispettando la decisione della Corte, riteniamo che la Corte non abbia attribuito il giusto significato alla cattiva condotta giudiziaria di Willis e Wade, compresi i benefici finanziari, testimoniando in modo non veritiero su quando è iniziata la loro relazione personale, così come al discorso extragiudiziale in chiesa di Willis, dove ha giocato la carta della razza e ha accusato falsamente gli imputati e i loro avvocati di razzismo”.
Steve Sadow, principale avvocato difensore del presidente Trump in Georgia, ha fatto riferimento al video su un recente discorso tenuto dalla procuratrice Willis in una Chiesa e ritenuto prevenuto nei confronti degli imputati. “Utilizzeremo tutte le opzioni legali disponibili mentre continuiamo a lottare per porre fine a questo caso, che non avrebbe mai dovuto essere portato avanti”, hanno concluso gli avvocati di Trump. Allora ha perso Trump? Anche se la procuratrice Willis potrà resterà al suo posto, il team difensivo dell’ex presidente potrà continuare ad avvantaggiarsi, durante il processo, della perdita di credibilità dell’accusa per i sospetti di “conflitto di interesse”. Intanto a New York – nell’unico dei quattro casi penali contro Trump che sembrava destinato a concludersi presto, quello sul “silenzio” comprato con i soldi della campagna elettorale per convincere la porno star Stormy Daniel a non rivelare la relazione con il tycoon nel 2016 – rischia di subire ritardi, a causa di una grande quantità di nuove prove contro l’ex presidente diventata improvvisamente disponibile. Ma la notizia del probabile rinvio (il procuratore ha proposto 30 giorni) è arrivata giovedì mentre Trump si trovava davanti al tribunale federale della Florida per un’udienza su un caso diverso, quello in cui è accusato di aver sottratto all’Archivio di Stato documenti segreti della sua presidenza per nasconderli a casa sua, un processo che ancora adesso non ha una data di inizio certa.
Come se non bastassero già questi guai giudiziari, la sorte sul più importante dei processi di Trump resta ancora in sospeso a Washington DC, dove i pubblici ministeri e gli avvocati di Trump si stanno preparando per la decisione della Corte Suprema, che il mese prossimo ascolterà le argomentazioni sulla pretesa dell’ex presidente di essere immune dalle accuse contenute nell’incriminazione federale preparata dal procuratore speciale Jack Smith che lo accusa di aver complottato per ribaltare la sua sconfitta elettorale del 2020. Originariamente il processo sarebbe già dovuto partire agli inizi di marzo. Tutti e quattro i casi nelle ultime settimane, in un modo o nell’altro, si sono arenati in questioni procedurali o sostanziali che stanno provocando i ritardi che sono tutti a vantaggio dell’obiettivo di Trump: arrivare alle elezioni di novembre prima della fine dei processi. Se infatti Trump riconquistasse la Casa Bianca, potrebbe utilizzare i poteri presidenziali per almeno sospendere le accuse che sta affrontando e respingere qualsiasi processo fino a quando non avrà lasciato la presidenza. Inoltre, ancora più importante per le strategie elettorali di Trump, gli americani arriverebbero alla cabina elettorale il 5 novembre senza aver avuto la possibilità di ascoltare tutte le prove a carico dell’ex presidente o senza che una giuria abbia potuto stabilire la sua innocenza o colpevolezza.
– Foto Agenzia Fotogramma –
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