MILANO (ITALPRESS) – Il Piano Mattei “prevede una collaborazione tra i Paesi africani e i Paesi europei sull’energia” ed “è il piano apripista del Piano europeo: l’Europa ha stanziato 350 miliardi di euro” da investire “nei prossimi 5 anni” per “realizzare principalmente in Africa progetti comuni che abbiano a che vedere con le infrastrutture energetiche e le materie prime rare”. In questo, “l’Italia parte per prima e vorrebbe avere un ruolo di governance e leadership rispetto a questo progetto”. Il tema “è quello del commissario che avrà la delega a gestire questi 350 miliardi: come manager che si sta occupando dei progetti dedicati al piano Mattei, spero che questa persona sia italiana”. Un nome? “Letizia Moratti potrebbe avere le caratteristiche giuste”. Lo ha detto Diego Righini, membro del comitato direttivo di Eisac.it, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Eisac, ha spiegato Righini, è un “contratto di programma”, nato dalla collaborazione tra Enea e INGV, che “prevede una sorveglianza in merito alle infrastrutture dichiarate ‘critichè dalle due direttive europee che si occupano della materia”. ll Piano potrebbe rendere l’Europa indipendente dalla fornitura energetica della Russia? “L’Europa ancora si fornisce per la metà del proprio fabbisogno da gas e petrolio russo che circolano per l’Ucraina: non si poteva passare, nel giro di tre anni, dal 70% di fornitura a zero”, ha spiegato. “L’Europa fa bene ad organizzare un piano che possa prevedere la sostituzione del 35% del fabbisogno di energia, gas e petrolio in 10 anni: questo è il piano Europa-Africa e spero sia a guida italiana. Se ciò non avverrà, è chiaro che non possiamo lasciare i cittadini europei senza energia: ecco perché ieri – pur col voto contrario di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – l’Europa comunque ha approvato il piano che prevede che dal 2040 le case non avranno più una caldaia. Ad oggi è un piano di sicurezza, perché significherebbe avere una caldaia forse ‘a fornitura’ russa, dal punto di vista della materia prima”, ha sottolineato. “La grande pecca della scelta europea e di von der Leyen è questa: un Green Deal che, da una parte, punta alla sufficienza energetica degli edifici e delle imprese e poi” dall’altra “appoggia anche gli ambientalisti che non vogliono sviluppare niente. Se punto a un’autosufficienza energetica per imprese ed edifici, allora devo cancellare i divieti a realizzare progetti emergenti”. Quindi la transizione ecologica è sostenibile? “Se vogliamo fare ambientalismo, è meglio non farla questa transizione ecologica. Se invece vogliamo fare efficientamento, e quindi costruire edifici autonomi dal punto di vista energetico, allora sì”. (ITALPRESS).
Foto: ufficio stampa Letizia Moratti