ROMA (ITALPRESS) – Tra Italia e Romania c’è una “relazione economica costante e consolidata, un patrimonio che dobbiamo sfruttare”. Lo ha detto Giulio Bertola, presidente di Confindustria Romania, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
“Quando parliamo di imprenditori all’estero – ha affermato – dobbiamo contestualizzarli in alcuni momenti storici. A fine anni Novanta e nei primi Duemila si parlava di delocalizzazione, che era vissuta come impoverimento di posti di lavoro e competenze. In Romania la manodopera costava di meno. Negli ultimi anni si parla di internazionalizzazione, un fenomeno che c’è in tutti i paesi europei. Questo ha creato una filiera consolidata che è un patrimonio anche per le industrie italiane”.
“Le aziende associate a Confindustria Romania – ha spiegato – contano oltre 45 mila posti di lavoro in Romania. È un contributo importante anche in termini di know-how. Molti di questi rumeni, formati, poi vanno in Italia a continuare a lavorare nella casa madre dell’azienda italiana”.
Per Bertola, le Pmi italiane “sono piene di know-how, sono entità che per dimensioni vengono considerate piccole e medie imprese ma che hanno competenze specifiche, un valore inestimabile. Difficilmente hanno, però, una propensione all’internazionalizzazione – ha proseguito – se non hanno un percorso guidato, che può essere con la Confindustria locale o perché seguono una progettualità di qualche general contractor su operazioni di internazionalizzazione più vaste e importanti”.
“Quando parliamo delle relazioni economiche e umane tra Romania e Italia – ha affermato – si tende sempre a enfatizzare il grande valore che i rumeni hanno portato in Italia e quanto know-how e valore noi abbiamo portato in Romania. Quando si parla di manodopera, invece, si cerca sempre di rimanere assenti perché è un problema che da anni si cerca di affrontare in maniera risolutiva. Però è un problema molto delicato che tocca la sensibilità delle persone e che deve tenere conto dei sacrifici che le persone hanno dovuto fare lasciando la propria terra e i propri familiari per motivi economici. Confindustria Romania dal 2019 ha avviato un lavoro analitico e importante per arrivare a una soluzione che presenteremo presso l’Ambasciata della Romania a Roma: proporre un rientro con dignità e strutturato”, ha affermato.
“Perché – ha aggiunto – i rumeni non dovrebbero tornare a casa? Per esempio perché non hanno sicurezza nella sanità, vorrebbero un’istruzione maggiore per i propri figli, una bella casa, confortevole e moderna, una sburocratizzazione dei processi amministrativi nel rientro. Abbiamo valutato tutti questi elementi e abbiamo dato una risposta integrata in un’unica progettualità. Noi proponiamo alla famiglia rumena di rientrare con due particolarità: la progettualità congiunta di tante proposte e il fatto di parlare con l’intero nucleo familiare, perché cerchiamo di dare un posizionamento lavorativo o formativo con le università rumene a tutti i componenti del nucleo familiare”.
Secondo il presidente di Confindustria Romania in questo modo non si privano “le aziende italiane di manodopera specializzata per riportarle in Romania ma cerchiamo – ha spiegato – di intercettare quel flusso migratorio che non è censito e che costantemente si sviluppa tra Italia e Romania e viceversa per dare una proposta coerente e concreta ai rumeni affinché possano valutare di contribuire lavorando nel loro paese”.
“In Italia – ha aggiunto – ci sono circa 1,2 milioni di cittadini rumeni censiti. Il movimento delle persone tra i due paesi è anche maggiore perché ci sono i rumeni che hanno casa e ospitano i loro parenti. C’è anche – ha continuato – una particolarità legata al momento storico, quando nei primi anni Duemila sono arrivati in Italia dipendenti momentaneamente trasferiti. Grazie alla loro capacità imprenditoriale, alla voglia di imparare e alla capacità di inserirsi e adattarsi a un territorio, si sono trasformati in imprenditori e hanno creato posti di lavoro”.
Per quanto riguarda l’Unione europea, “credo moltissimo nel progetto europeo”, ha affermato. Tuttavia “dalla Romania – ha evidenziato – durante il contesto di crisi energetica abbiamo sentito mancare l’unità europea. Sicuramente dovremo lavorare di più per cercare di concretizzare l’Unione su temi strategici che devono superare gli interessi dei singoli paesi”.
Infine un messaggio alle aziende: “La Romania – ha detto Bertola – è una grande opportunità, un paese estremamente generoso e ha tanta vicinanza con l’Italia. Ci si sente a casa. Con la nostra Confindustria siamo in grado di affiancare in sicurezza qualsiasi iniziativa. Però bisogna arrivare con una progettualità definita e un minimo di capitalizzazione. Bisogna – ha concluso – avere le idee molto chiare, essere capitalizzati e avere una buona progettualità”.
– foto Italpress –
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