Arriva su Rai 1 la miniserie “Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia”

ROMA (ITALPRESS) – Il proposito, dice Agostino Saccà, è quello di “togliere la polvere dal Risorgimento. Una polvere che è la retorica che lo ha fatto diventare noioso anche per i giovani che, invece, ne dovrebbero essere orgogliosi”. Per farlo, Saccà ha prodotto con la sua Pepito Produzioni, in collaborazione con Rai Fiction, “Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia”, miniserie che Rai1 proporrà lunedì 12 e martedì 13 febbraio (in prima serata), subito dopo la fine del Festival di Sanremo che, si sa, è ahimè una delle poche cose, insieme alle vittorie come quella di ieri di Jannik Sinner, a solleticare il sentimento patriottico degli italiani. Il protagonista della miniserie è nel titolo: è quel Goffredo Mameli che, nel 1847, scrisse il testo (poi musicato da Michele Novaro) del “Canto degli italiani”, quello che tutti conosciamo come Inno di Mameli e che, da inno nazionale provvisorio della Repubblica Italiana nel 1946, nel 2017 è stato ufficialmente riconosciuto per legge quale inno nazionale della Repubblica. Una vita, quella di Mameli, breve ma intensa (morì non ancora ventiduenne a causa di una ferita a una gamba rimediata in battaglia) che Rai Fiction e Pepito hanno deciso di raccontare trattandolo come una sorta di “prima rockstar della storia”: “Abbiamo cercato una chiave popolare che potesse permetterci di entrare in un momento fondante della storia del nostro Paese – spiega la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati – è quella di una ragazzo di 19 anni che scrive l’inno che noi ancora cantiamo e muore a quasi 22 per difendere una patria che ancora non c’era, per il sogno di un’Italia unita che è costata la vita a tanti altri giovani”. Non solo: “Celebriamo la gioventù ricca di sogni e di passioni, la vita di un ragazzino che si butta in battaglia senza alcuna esperienza, e insieme il tema dell’amicizia e della passione che allora avevano un timbro diverso da oggi”. Certo, come in ogni fiction che si rispetti, c’è quale forzatura ma, assicura Saccà (che, restando in tema di storia, sta lavorando a un film sulla misteriosa morte di Cavour), “il film è rigorosamente fedele alla storia, due consulenti storici hanno dato la loro approvazione. Le piccole libertà che erano necessarie non tradiscono la sostanza del personaggio e di ciò che succede, c’erano già anche le storie d’amore”. Ad interpretare Goffredo Mameli è Riccardo De Rinaldis Santorelli, volto emergente della fiction che, alla definizione di “rockstar”, preferisce quella di “popstar” e che dice: “Di Mameli sapevo veramente poco poi, studiando, ho scoperto l’essenza di questa persona meravigliosa. Lui ha scritto il Canto degli italiani per far capire alla gente che non erano da soli. Piange, gioisce, ama: è un ragazzo che crede nell’amicizia, nell’uguaglianza e nella libertà e sfrutta la fama che ha acquisito per fare l’Italia e gli italiani”. I registi Luca Lucini e Ago Panini aggiungono: “Ci è sembrato affascinante raccontare quell’età in cui tutto è possibile. E’ solo grazie alla sua energia, alla sua passione e alla sua voglia di cambiare il mondo che Mameli è riuscito a trasmettere il suo desiderio a tutti fli italiani di quel momento. Grazie a questa miniserie facciamo scendere dai piedistalli i nomi dei busti e delle strade e scopriamo che erano veri”. Ragazzi come Nino Bixio (Amedeo Gullà), amico fraterno di Mameli; Geronima Ferretti (Barbara Venturato) e Adele Baroffio (Chiara Celotto), entrambe legate a Goffredo da un grande amore. “Bixio è un ragazzo che cresce solo, ha una grande forze e grandi ideali ma diventa completo solo incontrando Goffredo, ciascuno assorbe qualcosa dall’altro” afferma Gullà per il quale “è facile essere italiani quando si vince ma credo che in questo momento, in cui c’è molto individualismo, questo film possa aiutare a riscoprire un senso di comunità e di unione”. All’osservazione secondo la quale “Mameli” sia un titolo che strizza l’occhio alla Rai meloniana (arrivando tra l’altro insieme a “La Lunga Notte” sulla caduta del fascismo), Maria Pia Ammirati risponde di “non poter condividere l’idea di una teoria politica della programmazione. La miniserie arriva dopo Sanremo perchè è uno dei momenti in cui il senso di unità nazionale è più presente. L’anno scorso il Festival è stato aperto dall’Inno di Mameli”. Lapidario Saccà: “Non capisco perchè Mameli debba avere questo pregiudizio. Mameli è di tutti. Inoltre la sua è stata la prima tessera del partito d’azione, fondato da Mazzini a Roma. Se qualcuno ne ha bisogno, vada a studiarselo”.

foto: ufficio stampa Rai

(ITALPRESS).

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